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Caro Fabio sei dei nostri,
e quindi solo e odiato

Giuliano Ferrara, ben prevedendo il passaggio di Fabio Quagliarella dal Napoli alla Juve nell’estate di vent’anni dopo, ebbe a incidere un dì questa ponderata assoluzione del tradimento. Ovvero, questo franco elogio del traditore.
"Tradimento e tradizione hanno la stessa origine etimologica, vengono dallo stesso ceppo, esprimono varianti di uno stesso segno. Tradere, verbo latino che sta per "consegnare". Gesù fu tradito da Giuda, che lo consegnò ai suoi giudici. Ma l’intera verità del nostro mondo giudaico-cristiano ci è stata consegnata fra mille tradimenti, e riposa (si fa per dire) nel corpo della tradizione. La morale della fedeltà, quella che prescrive non già di cercare e capire ma di vivere in obbedienza e amore a quanto è stato rivelato, a quanto si crede da generazioni, ha un senso nell’ortodossia religiosa e si innalza su un fondamento biblico. Trasportata nella storia è puro nonsense, rassegnazione intellettuale, animalità meno che canina, diabolica perseveranza. Se scavate dentro la parola, se non vi accontentate della morale della fedeltà, vi accorgerete che il peggiore tradimento, e forse l’unico, è quello che si commette contro la propria libertà”. Insomma, tradire a differenza del senso comune è come il lavoro. Fa andare avanti. Campare la specie. Libera dal bisogno e dall’ipocrisia. Nobilita l’uomo.
E non c’è dubbio alcuno che Fabio Quagliarella nobilitandosi nel calcio italiano abbia tradito Napoli. Non il Napoli ma Napoli, si. E’ ovvio. Inutile negarlo. Sarebbe da sordi prima ancora che sciocchi. Riprendendo Oscar Wilde, oggi i napoletani dell’amore riposto in Quagliarella conoscono davvero tutto. Anche la tragedia. E che sia un tradimento vero lo testimonia l’assenza di molti moventi. Non va alla Juve per soldi, non va per la Cempions, non va nella Juve dove arrivare secondi non si poteva ma nella nuova Juve a misura d’uomo dove conta arrivare comunque. Quindi è tradimento verace. Col cuore e non col cervello. D’altronde bisogna essere pratici. Maledire per finta il tradimento ma tenersi carissimi l’umanissimo traditore. Tradire, ci è stato dottamente spiegato, storicamente non è morire ma vivere. Manda avanti la storia facendo il lavoro sporco che per ogni travaglio qualcuno deve pur fare. Il tradimento è dunque fertile. Si piange. Ma almeno si fotte. Tradire a quanto pare è progresso. Benesser per tutti. E mai come in questo caso ne abbiamo le prove. Il giocatore a parità di soldi e ahimè ambizioni va a formare, se saprà sfruttare la chance costatagli sangue, sudore e merda, con Amauri il possibile tandem della Nazionale. Il duo azzurro da ex azzurri del Napoli. Il Napoli dopo il bilancio in attivo smantella finalmente anche il ricordo di PierPaolo Marino con la sua estate da re del mercato e risolve quell’equivoco più esistenziale che tattico della Grande Abbuffata in attacco, un patto suicida in cui cinque e più giocatori d’attacco si chiudevano a chiave nella metà campo avversaria per spegnersi divorando goal. Come spaghetti. Dal mio canto, avrei fatto come Marotta. Preferito Di Natale per accontentarsi comunque anche di Quagliarella. Un buon giocatore d’azzardo, forse non un campione, un eccellente ripiego con quel suo calcio fatto di colpi simili a strappi. Così juventino. Ho da dire solo due cose. La prima, al giocatore.

Caro Fabio, da oggi sei dei nostri. E quindi sei solo. Non sei più da nessuna parte in particolare. La Juve non ha radici. Non puoi contare che su te stesso. Non sei più tra tifosi, paesani o compaesani. Non chiedere tifo e sostegno. Siamo tanti, ognuno straniero all’altro. E’ finita per te l’era dei riottosi e pagani culti locali. Non sei più una madonnina rionale portata in braccio, sei a piedi ma libero. Sei stato affrancato nella religione dell’Impero. Quella principale. Sei a piedi ma puoi. La Juventus è quell’autoctona pletora di sradicati che se ne fregano di campanili e legami ma conoscono una sola umanissima fede. Né padri né madri o linguaggi ma una sola secca certezza nella lingua che capiscono tutti. Nel vincere che sistema le cose. E dopo, nessuna morale, nessun lieto fine. La Juve è la storia, non una favola. Dopo, nessuna lagna o memoria. Nessun Te Fabium, manco una targa. Dopo, Platini o Birindelli, un calcio in culo e chi ti conosce. Avrai potere, beh si, ma non amici. Ti si aspetta, si. Ma al varco. E non solo. Da oggi non soltanto sei solo. Sarai odiato. Non farai più simpatia. Non avrai giornali amicali. Sarai ladro, dopato, servo, padrone. Un sovversivo, un più d’un mezzo criminal. Sei nel lato oscuro, quello che molti chiamano forza nera e che qualcuno chiama bianca autocoscienza della debolezza. Un paese dell’anima a parte nel Bel Paese. La vedi quella lingua che mostra il tuo neo compagno Del Piero ? Quella è la Juve. Un me ne frego, uno sberleffo. Un cambio maturo di dna. Uno strappo. Un salto della Quaglia (oops). Un distacco se vuoi. Tu chiamalo un tradimento.

La seconda è ai tifosi del Napoli. Da napoletano. Vi conosco bene, state a casa mia, vi respiro da tutta una vita. Siete irati. Arrabbiati. Frustrati. Non vi addolcirò la realtà. Siete arrabbiati perché messi davanti all’evidenza. Quella del rifiuto. Come una bella donna lasciata sull’altare quando sembrava tutto bello. Quando non se l’aspettava. Quando mai come stavolta si sentiva sicura. Ebbene si. Non è servito a niente farsi bella, dare il meglio, dare tutto. Darsi corpo anima e cervello a quello che ora va con l’altra. La peggiore nella vita. Quella che cos’avrà mai più di me. Quella che la guardi e non la vedi. Però c’è e fa sangue. Più sangue del vostro. Siate uomini. Bisogna lo accettiate. La Napoli del calcio non è grandezza ma particolarità. La squadra di Maradona, il pubblico tanto e via con le menate. Non si costruisce un carisma su pochi anni di vertice, quanti ? I cinque di Maradona più altri tre sparsi in tanti anni di storia. Ma guardatevi. Non avete fatto mai la Cempions Lig e pretendete di tenervi stretto qualcuno. E non commettete l’errore della Roma di Totti, che nel 2005 dissipò un anno nel sordo rancore pur di darci uno schiaffo in cambio dei punti. Quando verrà Quagliarella, siate muti. Che il tradimento è appunto quella cosa a tre. Che se voi e Quagliarella chiagnete, la Juve vi fotte. Lasciate perdere l’orgoglio ferito e smettetela pure con il folklore. Basta. Davvero. Basta con le canzoni ad hoc, i Quagliarella è bell, le edicole votive. Bruciate i Quagliarella del presepe. Di più, bruciate anche i Cavani tra un bue e un asinello che, son sicuro, avete già pronti. Basta con questo cuore a cuore. Con il riscatto meridionale e quando eravamo capitale. La vita è passata. Con i suoi traditori e i vostri disincanti sempre uguali. Guardate davvero ora. La vita è passata. Mentre voi facevate altri piani. Quagliarella è gobb. E voi siete troppo vecchi per queste stronzate.
<strong>Vincenzo Ricchiuti</strong>

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