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Repubblica: «Hanno spento il Var: c’è confusione, in Serie A si utilizza di meno»

Il pezzo del quotidiano romano: «Mentre l’Europa e il mondo discutono sull’adozione del mezzo, la Serie A vive una crisi di rigetto. Gli arbitri vanno sempre meno al video».

Repubblica: «Hanno spento il Var: c’è confusione, in Serie A si utilizza di meno»

Crisi di rigetto

Il momento del calcio italiano ed europeo rispetto al Var è quantomeno contraddittorio. L’articolo uscito questa mattina su Repubblica parla proprio di questo, a tre giorni da Tottenham-Juventua ma anche guardando quello che succede nel nostro campionato. Se in Champions il Var non c’è «per una scelta precisa», la Serie A «potrebbe tornare a questo stato antico dopo due anni di sperimentazione, uno di test off-line e uno di applicazione vera. Non è questa la linea tracciata: Federcalcio e Lega hanno fatto un investimento economico – circa 4 milioni – e d’immagine nel trasformare l’Italia in un uno dei Paesi pionieri della tecnologia. A fine stagione la Figc invierà una relazione all’Ifab con i risultati e poi attenderà istruzioni sul nuovo protocollo». Solo che poi ci sono le parole di Nicchi, c’è l’incertezza per il futuro.

E, soprattutto, c’è «una crisi di rigetto per la novità, forse per il malessere diffuso di una parte degli arbitri che vogliono invece rivendicare la centralità del ruolo sul campo. Di sicuro il Var ha scalato una marcia e rallentato la velocità: dalla portata dirompente e rivoluzionaria del girone d’andata ha assunto ora una posizione più discreta e meno invasiva». Avevamo avuto anche noi questa sensazione, ne abbiamo scritto qui.

Questione di numeri

A questo punto, Repubblica inizia a snocciolare un po’ di cifre per verificare questa sua tesi del “hanno spento il Var”. Leggiamo: «A gennaio, la situazione era la seguente: 1078 verifiche con la moviola, 60 decisioni corrette in 210 partite, 11 errori, di cui 7 decisivi ai fini del risultato. Inoltre erano state illustrate le prime variazioni al protocollo, lasciando più discrezionalità ai guardalinee sul fuorigioco e chiedendo invece di rivedere al monitor ogni fallo di mano in area. Quello che è sotto gli occhi di tutti è che, adesso, gli stessi provano a fidarsi più del proprio occhio e ricorrono sempre meno al video. Anche a costo di sbagliare. Banti non è stato portato a rivedere i contatti sospetti su Dybala e su Lucas Leiva in Lazio-Juventus; Pairetto ha deciso di negare al Benevento il rigore di Ranocchia su Cataldi».

E ancora, altri numeri: «Nella prima metà del torneo, il Var ha assegnato 18 rigori in più e ne ha cancellati 7 già fischiati sul campo. Nel ritorno, fin qui ne ha “aggiunti” solo 4 in più e ne ha cassati altrettanti. Non è un caso: sulla valutazione dei contatti la discrezionalità del direttore di gara resiste ancora all’evidenza della tv».

In questo modo, però aumentano gli errori evidenti. Nel pezzo, questa ricognizione è dell’ex arbitro internazionale Pieri. Ma la sensazione è diffusa, e percettibile. Così come è percettibile la confusione rispetto alla ricezione del mezzo. La Uefa non riesce a cedere alla tentazione di adottare il Var, esattamente come la Premier. In Liga sarà implementata dalla prossima stagione, ci sarà ai Mondiali. Noi l’abbiamo voluta, la stiamo utilizzando, con qualche picco verso l’alto e ora verso il basso. Ma le rivoluzioni sono sempre complicate.

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