La vicenda non appare destinata a produrre effetti dirompenti sul processo sportivo alla Juve. Come mai il club si è lanciato in un attacco che potrebbe diventare un autogol?

“Molto rumore per nulla”. È il titolo dell’editoriale del Corriere dello Sport dedicato alla carta Covisoc relativa alla Juventus. Un pezzo firmato da Alessandro Giudice. Ieri il Consiglio di Stato ha dato ragione alla Juventus, stabilendo che la carta va consegnata ai difensori del club bianconero. In realtà, scrive, la carta Covisoc non contiene nulla che aiuti la difesa della Juve, anzi, rafforza la posizione della Procura. La Juve ha soltanto tentato una strategia mediatica per smuovere un po’ le acque. Il clamore che si è generato attorno al documento è eccessivo.
“La vicenda dell’ormai famosa carta segreta non appare destinata a produrre effetti dirompenti sul processo sportivo alla Juve ma segnala un’eccessiva sensibilità e un clamore sopra le righe”.
Ieri abbiamo scritto che la carta segreta della Covisoc sembra il paltò di Napoleone. Si tratta di una carta di sei pagine appena in cui non si parla mai di plusvalenze, la Juve non è mai nominata. Insomma, a leggerne il contenuto, non si capisce il motivo dello scontro all’ultimo sangue tra Juventus e Procura.
Giudice scrive:
“La carta non sembra contenere nulla che possa aiutare le difese a provare la decorrenza dei termini per l’azione disciplinare, anzi rafforza semmai la posizione della procura. La difesa della Juventus avrà altri argomenti ma non questo”.
Come mai, allora, si domanda Giudice, i difensori del club bianconero si sono lanciati “in un attacco da cui sembra scaturire un autogol?”.
“Rivolgersi al Tar significa incrinare la clausola compromissoria, proprio nel mezzo di un procedimento e senza attendere la sentenza. Un passaggio assai impegnativo. Possiamo credere che non avessero ricevuto spiegazioni ‘fuori sacco’ dagli organi federali che magari li scoraggiavano dal percorrere questa strada, rassicurandoli sull’irrilevanza del contenuto del documento? C’è da sperarlo, altrimenti non resterebbe che ipotizzare un tentativo di sollevare clamore mediatico gettando ombre sugli organi federali. A chi gioca tutto ciò? Fa bene al calcio italiano sollevare sospetti persino ingiustificati, alimentando ipotesi di complotto? Il clima è già surriscaldato, c’è un procedimento in corso davanti agli organi di giustizia del Coni. Forse sarebbe il caso di abbassare i toni, attendere le sentenze nel frattempo preservando una fiducia nel sistema-calcio che dovrebbe restare patrimonio di tutti”.