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La “carta segreta” della Covisoc sembra il paltò di Napoleone

Si parla di plusvalenze, ma la Juve non è mai nominata. Quello che, secondo la Gazzetta, potrebbe avere rilevanza sono le considerazioni finali di Chinè sul modo per individuale un dolo nella valutazione dei calciatori

La “carta segreta” della Covisoc sembra il paltò di Napoleone

È arrivato oggi il verdetto del Consiglio di Stato che ha respinto il ricorso presentato dalla Figc per non consegnare alla difesa l’ormai celebre “carta segreta” della Covisoc. Il Consiglio di Stato ha confermato il parere del Tar, ma in che cosa consiste questa carta che appare così importante per la Juventus? Non si riesce a capire, leggendone il contenuto, il motivo per uno scontro all’ultimo sangue ricorrendo a Tar e Consiglio di Stato.

La carta non è altro che uno scambio di informazioni di appena sei pagine in cui la Juventus non viene mai nominata. La nota riguarda ovviamente le plusvalenze, ma non direttamente la Juve. Il procuratore federale Chinè infatti scrive al presidente della Covisoc riportando i casi di Chievo e Cesena e quello di Perugia e Atalanta.

“Sulla scorta di tali considerazioni in diritto, dalle quali questa Procura non può prescindere nell’esercizio delle proprie prerogative inquirenti e requirenti, è evidente che l’esercizio dell’azione disciplinare in questa materia, in una logica metodologica di continuità rispetto alle valutazioni già svolte nelle precedenti fattispecie disciplinarmente rilevanti esaminate, potrà essere utilmente perseguito ove emergano elementi sufficienti a corroborare la necessità di indagare su casi che fanno ragionevolmente ritenere la sussistenza di operazioni di scambio di calciatori fra due o più società professionistiche, in termini di sistematicità delle medesime operazioni di mercato, non già un’episodica operazione, finalizzati a sopravvalutare i dati di bilancio delle medesime società mediante, appunto, il sistema delle ccdd. Plusvalenze”.

Nella parte finale lo stesso procuratore federale pone una questione di metodo nell’individuazione di un possibile dolo legato alle valutazioni alterate dei giocatori, sottolinea la Gazzetta dello Sport, spiegando che “Quell’ “ove emergano elementi sufficienti a corroborare la necessità di indagare” sembrerebbe mostrare l’assenza di notitia criminis, come invece sostenuto a più riprese dai legali della Juve”

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