La protesta dell’Associazione Medici Professionisti delle Società di Calcio: “Troppe critiche. Noi ci occupiamo di diagnosi e della riduzione delle indisponibilità”

I medici non ci stanno più a essere i capri espiatori degli infortuni dei calciatori. Lo spiega So Foot che rilancia il comunicato diffusa dall’Associazione Medici Professionisti delle Società di Calcio. Spesso, nelle ricostruzioni giornalistiche ma anche da allenatori e dirigenti si sente la frase «l’infermeria è piena».
La conseguenza, come è accaduto per il Milan in questa stagione, è che si mettono in discussione le competenze dello staff medico.
“I medici che lavorano nei club si trovano di fronte ad un singolare dilemma: non devono solo preoccuparsi della salute dei loro “pazienti”, ma anche garantire, almeno nella mente del management, il buon funzionamento dello strumento produttivo”.
Gli infortuni non fanno bene agli affari
In un calcio che è sempre più business, gli asset sono fondamentali. In altri termini, se i calciatori più forti non giocano, ciò provoca un danno economico al club. A volta anche al calciatore stesso nel momento in cui il calciatore è imprenditore di sé stesso.
“Non è raro che i principali interessati spingano dalla loro parte per riprendere al più presto possibile ignorando i protocolli di base, ignorando i consigli dell’équipe medica del loro datore di lavoro in nome dell’interesse della loro carriera, anche se ciò significa minacciare la loro vita futura. A volte hanno i propri “esperti”, pagati a proprie spese“. Così è avvenuto a Pogba.
La protesta dei medici
So Foot sottolinea un altro rischio per i giocatori infortunati. “Il ricorso a dir poco deregolamentato alle infiltrazioni, nella speranza di tornare presto in campo, sottolinea i pericoli reali che aleggiano su questa particolare categoria di lavoratori. I medici dei club sono stati spesso criticati da accuse o sospetti, soprattutto da parte dei media“.
Accuse e critiche che l’Associazione Medici Professionisti delle Società di Calcio (Amcfp) respinge attraverso un comunicato stampa:
«I medici del calcio meritano il rispetto della loro professione. Risulta del tutto inaccettabile attaccare i colleghi, la cui esperienza e competenza non devono essere dimostrate, sulla base di fatti supportati da coraggiosi informatori anonimi “vicini al club”. La copertura mediatica dei dottori ci è quasi sempre sfavorevole. Quando tutto va bene non è mai grazie allo staff medico, ma quando il numero degli infortuni aumenta chiediamo ai medici mentre la nostra attività si concentra principalmente sulla diagnosi e sulla riduzione delle indisponibilità dei giocatori preservandone il più possibile l’integrità».
E ancora, «il rapido ricambio di allenatori, staff tecnici, dirigenti, l’arrivo di investitori stranieri, favorisce la sostituzione di medici comunque esperti e competenti, portando ad un calo della qualità del monitoraggio dei giocatori».
Ma, è bene ricordarlo, “del calciatore non conta solo lo stipendio o il prezzo di un trasferimento, resta un lavoratore dipendente la cui salute deve essere garantita dalla normativa sul lavoro“.