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D’Aversa esonerato per la testata a Henry del Verona. Scatto di Gotti per la successione

Il comunicato: “Dopo i fatti avvenuti al termine della gara Lecce – Verona, il Lecce comunica di aver sollevato dall’incarico D’Aversa”

D’Aversa esonerato per la testata a Henry del Verona. Scatto di Gotti per la successione

In seguito alla testata che D’Aversa ha dato a Henry alla fine della partita contro il Verona, il Lecce ha deciso di esonerare il proprio allenatore. Che, per inciso, nelle ultime dodici partite ha totalizzato la miseria di cinque punti.

Il comunicato ufficiale:

Dopo i fatti avvenuti al termine della gara Lecce – Verona,  l’U.S. Lecce comunica di aver sollevato dall’incarico l’allenatore Roberto D’Aversa.  Al mister ed al suo staff va il ringraziamento per il lavoro svolto“.

In tarda mattinata arriva l’indiscrezione del nome di Gotti per la successione di D’Aversa dopo gli ultimi contatti tra le parti. Il tecnico veneto e Corvino hanno già lavorato insieme a Bologna.

Il commento de Il Napolista su quanto fatto da D’Aversa

Clamoroso e assurdo a Lecce: D’Aversa colpisce con una testata l’attaccante del Verona Henry a fine partita (vinta dal Verona 1-0 con gol di Folorunsho). Un gesto ignobile che l’allenatore dei salentini attribuisce alle provocazioni degli avversari quasi giustificando la sua azione violenta. Solo quando dallo studio di Sky gli fanno notare che forse le scuse sarebbero opportune, lui rincara la dose: «Ero andato per dividere ma Henry ha continuato a provocarmi. Non era un gesto premeditato». La testata dunque è stata una lecita difesa dell’onor proprio, un regolamento di conti da strada. Dopo Juric e la minaccia di tagliare la gola a Italiano, un altro allenatore di Serie A si macchia di un atto di violenza grave, malmenando un calciatore avversario. E poi ci lamentiamo per quel che accede alle scuole calcio o sugli spalti. Siamo persino costretti a riconoscere che almeno Juric la scorsa settimana si scusò prontamente in tv. Il che ovviamente non riduce di un’unghia la gravità dell’episodio.

Ma D’Aversa nemmeno quello. Quasi quasi voleva che gli fosse fatto un applauso:

 

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