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Mazzarri: «Questo Napoli è la squadra più forte che abbia mai allenato. Non parlerò mai male di Garcia»

In conferenza: ««Se non si comincia a rivincere come si parla di scudetto? Cominciamo a vincere con l’Atalanta»

Mazzarri: «Questo Napoli è la squadra più forte che abbia mai allenato. Non parlerò mai male di Garcia»
Torino's Italian coach Walter Mazzarri gestures during the Italian Serie A football match SSC Napoli vs Torino FC at the San Paolo Stadium. Carlo Hermann / Kontrolab

Il nuovo tecnico del Napoli, Walter Mazzarri, in conferenza per presentare la sfida di domani pomeriggio contro l’Atalanta di Gasperini.

La conferenza di mister Mazzarri terminerà alle 16:15, il Napoli poi lascerà Castel Volturno e si dirigerà all’aeroporto di Capodichino per iniziare la trasferta verso Bergamo.

«Sono emozionato, dopo 23 anni di carriera mi sono emozionato di nuovo. Si, è la squadra più forte che ho allenato. Non mi lamento, sono stato bene, non sono stanco. Ero in campo un’ora e mezzo fa mi hanno fatto fare la doccia con calma (ride, ndr). Il gruppo visto da fuori è stupendo, mi emozionava quando vedevo la squadra di Spalletti, una grande organizzazione, era un piacere vederla. Speravo di poterli allenare, grazie al presidente penso di allenarli fino a fine anno».

Napoli in momento difficile, cos’ha detto alla squadra?

« La cosa più facile da dire è che dopo 23 anni nel calcio, pur non avendo vinti Scudetto ma quella Coppa Italia dopo oltre 20 anni senza vincere e ricordo cosa accadde dopo quella vittoria con la Juventus. Ai ragazzi ho detto che probabilmente una squadra che non è abituata a vincere è fisiologico che concedesse qualcosa quest’anno. Ma anche ai ragazzi ho detto che ci sono particolari che fanno la differenza, i ragazzi stessi inconsciamente mollano alcuni particolari e rincorse agli avversari. Ho visto che c’è un cambiamento enorme nel calcio. Fisiologico che quest’anno sarebbe stato più difficile, io sono venuto per far si che con la mia esperienza gli faccio capire i pericoli, gli dico che non bisogna sottovalutare niente per vincere di nuovo le partite».

Mazzarri e il rapporto con il presidente del Napoli:

«Io ho un rapporto con De Laurentiis, nel tempo, c’è stato un equivoco per un paio di anni, ma è un rapporto importante e bello. Al di là che sono tornato, ci diamo del tu. C’è stima reciproca e abbiamo chiarito ciò che c’era da chiarire. Poi chiedetelo a lui»

Calendario impegnativo:

«Sono nato per soffrire. Anguissa l’ho visto oggi per la prima volta. Non posso dirgli tante cose. Ho parlato con quelli con cui potevo farlo, con chi c’era. Un po’ di esperienza ce l’ho, hanno capito cosa gli ho detto a quei pochi con cui ho parlato. Ho detto loro che vigilerò sui particolari. Piano piano capirò meglio se quello che ho percepito è la realtà».

Le prime impressioni di Mazzarri su Osimhen:

«Osimhen ho avuto la sensazione di un ragazzo stupendo. Me lo sono visto arrivare in panchina, è generoso. Al di là del successo personale, gli interessa vincere con la squadra. Ora sta rientrando, poi l’ho visto poco, sarò più preciso più avanti».

Sulla formazione di domani:

«Non mi piace dare un vantaggio agli avversari. Raspadori e Simeone hanno diverse caratteristiche. Le mie valutazioni saranno fatte anche su altri aspetti. Per esempio su chi è più fresco. Ma non voglio dare vantaggi, l’Atalanta è una grande squadra».

Manca intensità per tutti i 90 minuti, è appagamento inconscio o di condizione?

«Per dirvi le cose con più certezza, l’ho detto anche a Pondrelli… siamo arrivati da poco, abbiamo fatto partitine e da 10 minuti. Poi io subentro ad un allenatore che ha un curriculum e non lo criticherò mai. Non sono in grado di dire i motivi se fosse come dice lei, poi non criticherei mai chi ha lavorato prima».

«Bollito? Se è buono lo mangio anche io. Sono talmente esperto che non rispondo a queste sciocchezze. La domanda seria? Per dirvi le cose con più certezza, mi serve tempo. Io prima di tutto se subentro ad un allenatore non criticherò mai lui. Prima di tutto in questo momento non so dirti dei motivi, ma poi non mi permetterei mai di criticare l’allenatore che c’era prima».

Mazzarri riparte dal 4-3-3 o riparte dalla difesa a tre?

«Io credo di essere uno degli allenatori che può far si qualsiasi modulo, a Coverciano lo sanno e talvolta mi chiamano per fare lezione agli altri. Ho avuto la fortuna di stare fermo e studiare come gli allenatori che si aggiornano in continuazione. Quando avrò coscienza della squadra deciderò cosa è meglio. Chiaro che una squadra come il Napoli che ha dato spettacolo in Italia e all’estero, la farò giocare come era abituata a giocare. Quando sarò padrone della situazione poi sarò più preciso su moduli e accorgimenti».

Contro Gasperini la prima partita di una serie molto tosta:

«Se vi ricordate, io mi son trovato sempre bene quando mi sono buttato senza pensarci su tanto. Quando mi chiamo De Laurentiis, sono venuto e avevo delle partite proibitive. A parte col Bologna e vincemmo poi a Firenze dove il Napoli non vinceva da oltre 20 anni, il Milan, poi la Juventus. Se mi fossi posto il problema, non sarei venuto e avrei detto presidente vengo tra un po’, ora c’è l’evoluzione del club ma è simile la situazione e bisogna essere positivi e sperare vada bene anche stavolta».

Gli obiettivi che si è posto?

«Quando tu entri in un momento così delicato, non puoi pensare a dare degli obiettivi. La prossima partita è quella di fare come se fosse l’ultima. In questo momento bisogna pensare a risolvere i problemi che ci sono nella squadra. La prima verifica sarà proprio domani. Loro fanno un tipo di calcio molto difficile. Già il primo test. Poi per me è come una raccolta dati. Dopo l’Atalanta sarò ancora più coscienza di questa squadra. Io l’ho vista in tv, se non l’alleni non puoi avere la coscienza della situazione, non hai la percezione del singolo giocatore e del ruolo».

Scudetto ancora possibile?

«Se non si comincia a rivincere, cosa si pensa allo scudetto. Pensiamo a vincere e siamo a 10 punti dalla vetta. Cominciamo a vincere le partite. Ora c’è l’Atalanta. Di volta in volta si penserà a guardare in avanti, pensiamo a non perdere in casa o in trasferta»

Cavani trasformato da Mazzarri in una macchina da gol. Ora c’è Osimhen:

«Visti da fuori sembrano davvero simili, è visibile, ma ci ho parlato 2 minuti e solo man mano che lo allenerò potrò dirvi. Poi con Cavani c’era feeling, le squadre devono avere feeling col tecnico, quando vuoi bene e stimi l’allenatore corri anche per lui. L’ho constatato. Con Cavani era così, l’avevo voluto, se dicevo di rientrare lui lo faceva. Hanno la stessa tipologia di gioco. Osimhen è lo stesso da questo punto di vista. Osimhen è lo stesso da questo punto di vista».

Difficoltà al Maradona e le sensazioni  di Mazzarri sullo scudetto vinto:

«Per me Napoli è casa mia. L’altro giorno è venuto nello spogliatoio De Laurentiis. Mi ha fatto vedere il film che uscirà sullo scudetto, avevo i brividi. Quindi più di così che devo dire. Sono entusiasta di essere qua. Io sono andato via che avevamo fatto tanto, a quei tempi arrivare secondi è un merito che mi prendo. Il Napoli attuale e la sua scalata è partita da me. Loro sono stati bravi a migliorare sempre ogni anno. Il Maradona è uno stadio importante, poi quando giochi male sei criticato. Ma fa parte di una grande piazza come Napoli. Da quando c’è De Laurentiis è ritornata ai fasti perché rispettata in tutta Europa, allenare il Napoli è una grande responsabilità».

Il confronto con quei tre tenori:

«Quando attaccavamo eravamo 3-4-3, anche alla Reggina quando feci le cose migliori. Se voi prendete un centrale delle mie ex squadre, se ricordate levavo ogni tanto un difensore e mettevo Behrami ed era 4-3-3 per vincere nei finali. Bastava togliere un centrale e mettere lui in mediana, se il centrale lo alzate di 10 metri il modulo è lo stesso, i movimenti sono gli stessi. Quando dicevo che la difesa a 4 va bene è per questo. Poi si chiacchiera ma bisogna fare risultati. Se avevo giocatori non veloci, dovevo avere protezione sulla profondità e quindi andavano 2 in anticipo e allora mi conveniva a 3. Ma poi quando diventammo di vertice, non vincevamo, e nei secondi tempi toglievo un centrale tipo Gamberini e Behrami stava più basso col 4-3-3».

Sperava di tornare?

«Quando arrivi secondo, io dentro di me pensavo che era difficile se non facevamo un salto di qualità. Dopo quattro anni mi conoscevano ed era normale prendermi le misure. Kvara-Lavezzi, è diverso. La posizione è uguale, caratteristiche a distanza di anni ora è diverso. Lavezzi era uno che rientrava, quindi non può essere paragonato. Adesso è un calcio diverso, non aveva il fiato per fare tutta la fascia. A quei tempi era diverso. Come ruolo sono simili, saltano l’uomo, hanno controllo di palla. Con Cavani e Osimhen era più facile fare il paragone».

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