Ai canali ufficiali della Roma: «È da quando avevo 11 anni che volevo lavorare con Mourinho, adesso posso dire che lo farò per la terza volta»

Romelu Lukaku ha trovato finalmente una squadra a lui gradita e disposta a pagargli gran parte dello stipendi. La Roma lo ha preso in prestito dal Chelsea fino al 30 giugno 2024. Ottimo lavoro dei Friedkin e di Tiago Pinto che, come una vera partita di poker, hanno aspettato fino all’ultimo il momento giusto per affondare il colpo.
Il belga è arrivato già nella capitale, sul sito della Roma le sue prime parole da giocatore giallorosso:
«L’accoglienza che questo club e questi tifosi mi hanno riservato mi ha emozionato e rappresenta uno stimolo ulteriore a dare tutto per la mia nuova squadra. Ho respirato l’atmosfera dello Stadio Olimpico da avversario, ho sentito il calore dei romanisti e oggi è bello sapere di farne parte. Ho avuto modo di confrontarmi con la proprietà nei giorni scorsi e sono rimasto colpito dalla loro ambizione».
E proprio l’intervento dei Friedkin ad aver dato impulso alla trattativa. Lo racconta proprio Lukaku:
«È bastata solo una chiamata, i proprietari mi hanno telefonato qualche giorno prima dell’accordo, abbiamo parlato 30 minuti dell’ambizione che hanno per questa società e per i tifosi. Da lì tutto è andato velocemente. Abbiamo parlato di ciò che si aspettano da me e dalla squadra. Ho ascoltato, poi adesso iniziano le cose serie. Ho fiducia nella squadra, siamo noi che dobbiamo lavorare insieme per fare bene, dobbiamo essere umili, avere la testa bassa, pedalare, migliorare ogni giorno per fare buoni risultati. Questa è la mia maniera di vedere le cose, spero di aiutare la squadra a realizzare il massimo».
Alla Roma, Lukaku ritrova Mourinho. Il portoghese è stato uno dei tanti sogni nel cassetto del belga. Dopo il sogno Inter, quello del Chelsea, sua squadra del cuore, ora è il momento della Roma e dello Special One:
«È da quando avevo 11 anni che volevo lavorare con lui, adesso posso dire che lo farò per la terza volta. Mi conosce bene, conosce bene la mia famiglia, sa che uomo sono e io conosco lui. Insieme possiamo fare belle cose, abbiamo una bella squadra, dobbiamo lavorare e guardare di partita in partita».