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Mbappé vittima del suo successo: non è più uno sportivo, è uno strumento di politica estera (Guardian)

“Il mercato costringe i suoi migliori asset a scegliere tra un massiccio taglio di stipendio o un massiccio freno all’ambizione”

Mbappé vittima del suo successo: non è più uno sportivo, è uno strumento di politica estera (Guardian)
Doha (Qatar) 18/12/2022 - finale Mondiali di calcio Qatar 2022 / Argentina-Francia / foto Imago/Image Sport nella foto: esultanza gol Kylian Mbappe’ ONLY ITALY

Mbappé all’Al-Hilal è un inedito giochino da spiaggia. Il giocatore ha già dato picche alla delegazione araba che voleva convincerlo a passare un anno lì a propagandare le magnificenze del governo saudita in cambio di uno sproposito economico. Ma intanto tiene banco il principio: il significato stesso dell’operazione.

Jonathan Liew la prende ironicamente alla larga, scrivendone sul Guardian. “Mbappé dovrebbe sostituire un po’ dei 26 gol fatti la scorsa stagione da Odion Ighalo. Con la partenza in estate anche dell’attaccante Luciano Vietto, i Blue Waves si sono uniti alla lista dei club della Saudi Pro League alla ricerca di un bomber collaudato che possa anche giocare laterale. Anche se ti chiedi anche come l’arrivo di Mbappé influirà sull’attuale ala sinistra del club e stella della recente Coppa del Mondo, il veterano Salem al-Dawsari. Che bel modo di trattare una leggenda del club”.

L’editorialista del Guardian sfotte. Ma il punto è un altro. “Dal punto di vista saudita, qual è esattamente lo scopo di posizionarti come un rivale dei grandi campionati europei quando essenzialmente ti permetti di diventare un trampolino di lancio per la Liga? Congratulazioni: hai speso 1 miliardo di sterline per diventare il nuovo Tottenham”.

Rischiamo di “deconcettualizzare i grandi numeri in campo come se non fossero soldi veri che potrebbero essere utilizzati per migliorare la vita delle persone reali”. E poi non possiamo non considerare “le identità dell’acquirente e del venditore. Un affare tra lo stato dell’Arabia Saudita e lo stato del Qatar con il calcio come sfondo”. E’ geopolitica pura, scrive Liew. E’ diplomazia.

E poi c’è Mbappé, “uno dei più grandi calciatori del mondo essenzialmente tradito dal suo stesso successo, proprio come Lionel Messi prima di lui. Di tutti i migliori club del mondo, quanti potrebbero realisticamente permetterselo? Non il Liverpool o l’Arsenal, non il Bayern Monaco o la Juventus, e a malapena il Real Madrid”. “A livello puramente sportivo c’è una sorta di straziante inefficienza in un mercato che costringe i suoi migliori asset a scegliere tra un massiccio taglio di stipendio o un massiccio freno all’ambizione”.

“E quindi in effetti fa ben poca differenza se alla fine Mbappé decide di trasferirsi ad Al-Hilal oppure no. Le strutture e gli squilibri di potere che hanno generato la sua situazione sono perfettamente in grado di generarne altri: i calciatori come strumenti di politica estera, il talento sportivo come merce da scambiare tra Stati, lo sport stesso come una partita di poker tra gli uomini più ricchi del mondo. Voci sagge e sane hanno passato anni ad avvertire che questo era l’inesorabile futuro del calcio. Ormai è una caratteristica imprescindibile del nostro presente”.

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