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Rocchi: «Garcia? Ricordo il suo violino. Se ci fosse stata la tecnologia, non lo avrebbe fatto»

A Rai Radio 1 su quel Juve-Roma: «fu una di quelle partite nelle quali rimpiango di non aver avuto la tecnologia. Gli do il benvenuto»

Rocchi: «Garcia? Ricordo il suo violino. Se ci fosse stata la tecnologia, non lo avrebbe fatto»
Mg Genova 25/08/2019 - campionato di calcio serie A / Sampdoria-Lazio / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Gianluca Rocchi

Il designatore degli arbitri di Serie A, Gianluca Rocchi, ha rilasciato alcune dichiarazioni a Radio Anch’io Sport, su Rai Radio 1. Rocchi ha parlato di Rudi Garcia, scelto dal presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis per sostituire Luciano Spalletti alla guida della squadra. Rocchi ricorda bene Garcia: in un Juventus-Roma del 2014, Garcia mimò il gesto del violino in direzione dell’arbitro Rocchi, per evidenziare un trattamento per lui troppo generoso per i bianconeri.

Rocchi commenta così il ritorno di Garcia in Serie A. Il riferimento ovviamente a quel Juventus-Roma.

«Torna Garcia? Ricordo il suo violino… Se avessi avuto la tecnologia quel violino non lo avrebbe fatto: avrei avuto più facilità di risoluzione dei problemi. E quella fu una di quelle partite nelle quali rimpiango di non aver avuto la tecnologia. Gli do il benvenuto, è un grande allenatore, e mi fa piacere ritrovarlo».

Rocchi ha commentato anche le intemperanze di Mourinho e in generale quelle dell’intera categoria degli allenatori del massimo campionato italiano.

«Non esiste un problema Mourinho, né personale né di categoria. Ma mi riferisco a tutti gli allenatori: chiederemo in futuro più comportamenti corretti in panchina, e quest’anno le cose sono migliorate. La mia prima stagione fu un dramma da questo punto di vista. Anche perché comportamenti non corretti comportano gli stessi comportamenti in campo: il nervosismo sale e chi in campo vede le panchine agitarsi non ha lo stesso atteggiamento di prima. Dobbiamo combattere questo malcostume, che non è solo italiano. La strada da seguire è la severità».

 

 

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