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Cellino: «Berlusconi voleva candidarmi. Rifiutai e iniziarono gli arbitraggi contro il Cagliari»

A Report: «Quando glielo dissi, chiese a Pisanu di chiamare Carraro per sistemare le cose. Pisanu rispose che era meglio chiamare Moggi».

Cellino: «Berlusconi voleva candidarmi. Rifiutai e iniziarono gli arbitraggi contro il Cagliari»
Db Como 29/08/2022 - campionato di calcio serie B / Como-Brescia / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Massimo Cellino

Domani sera, su Report, andrà in onda un’intervista al presidente del Brescia, Cellino. Il tema è Calciopoli. Sono due giorni che arrivano anticipazioni sulle sue dichiarazioni. Le ultime riguardano Berlusconi e la sua proposta di candidare Cellino come governatore della Sardegna. Dopo il rifiuto, racconta il presidente del Brescia, iniziarono ad arrivare arbitraggi contrari. Di seguito le dichiarazioni di Cellino.

«Mi chiama Berlusconi e mi chiede di candidarmi come governatore sardo. io gli dissi che un presidente di calcio non deve fare il politico. Riprende il campionato e arrivano subito 3-4 arbitraggi contro devastanti. Perdemmo tre partite di seguito in modo vergognoso. Vado a Roma a casa di Berlusconi per parlare, presente anche il ministro Pisanu. Ribadì che mi dovevo candidare. Io gli dissi che gli arbitri mi stavano massacrando, Berlusconi guardò Pisanu e disse al ministro di chiamare Carraro per dirgli che gli arbitri devono essere giusti nei confronti del Cagliari. E Pisano rispose che era meglio chiamare Moggi. Berlusconi sbiancò».

Queste, invece, le dichiarazioni di Cellino anticipate dal Corriere dello Sport ieri.

«Scesi in cortile, c’era un bidone di ferro, presi un po’ di trielina e poi ci ficcai dentro il faldone delle fideiussioni false. Il giorno dopo, quando arrivo la Guardia di Finanza perquisirono tutto, ma il faldone non c’era più».

Cellino racconta quei momenti con dovizia di particolari, raccontando come, al sua arrivo in Lega, le cose da mettere al posto erano diverse e che scegliere da dove iniziare era piuttosto complicato:

«Insieme ad altri 7-8 presidenti, io ero il più giovane, cercavo di tenere la baracca in piedi. Ho iniziato a pulire tutte le schifezze che ‘cerano, non sapevo da dove iniziare. Avevo un contenitore con tutti i dossier: chi era iscritto con una fideiussione falsa, chi si scaricava come Irpef il trasporto… andammo nel piazzale giù di sotto, c’era un bidone di ferro e con trielina facemmo bruciare tutto. L’indomani la Finanza tornò e non trovò quel che cercava. E io non c’ero neanche».

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