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«A San Siro l’eco della vecchia Serie A che governava il mondo. Milan e Napoli solo due comete?» (New York Times)

“Il Napoli ha mostrato che una buona squadra si può costruire con un budget limitato. Ma serate come questa non è detto che cambino il trend: il declino del calcio italiano è una storia di decisioni sbagliate e grandi debiti”

«A San Siro l’eco della vecchia Serie A che governava il mondo. Milan e Napoli solo due comete?» (New York Times)
AC Milan's Italian midfielder Sandro Tonali (R) and teammates celebrate after AC Milan opened the scoring during the UEFA Champions League quarter-finals first leg football match between AC Milan and SSC Napoli on April 12, 2023 at the San Siro stadium in Milan. (Photo by GABRIEL BOUYS / AFP)

“Se i tifosi chiudessero gli occhi subito dopo il gol e lasciassero che il rumore li investisse, tutte le urla, le canzoni e i cori si fondessero improvvisamente con il muro di suoni che riempiva ogni spazio all’interno di San Siro, l’avrebbero riconosciuto immediatamente. Ecco come suonava ai bei vecchi tempi”.

Il New York Times racconta Milan-Napoli dal punto di vista dello stadio, del pubblico, dei tifosi. Scrive che quello spettacolo sugli spalti risultava quasi “cacofonico”, “come un vecchio amico, un’eco dell’epoca in cui il calcio italiano governava il mondo e il Milan governava il calcio italiano”.

Il punto è che, scrive il Nyt, “il calcio italiano non ha più serate così” da un bel po’. Ma adesso “c’è la sensazione che l’Italia, stimolata da nuovi proprietari di squadre e nuove idee, possa finalmente aver iniziato a invertire il suo lento e costante declino”.

“Il calcio moderno si è lasciato l’Italia alle spalle in molti modi. La caduta dei suoi club più grandi è una storia di decisioni sbagliate e grandi debiti, di un campionato che si è aggrappato alla tradizione in un’era mediatica moderna, di proprietari che non riuscivano a mettersi d’accordo su una via da seguire e invece si sono ritirati nei loro vecchi stadi mentre il resto d’Europa ha costruito, scommesso in grande e incassato”.

Secondo il Nyt c’è ancora del fascino commercializzabile in Italia, a cominciare da “club avventurosi e offensivi come il Napoli, e da stelle come Kvicha Kvaratskhelia, e la sua macchina da gol nigeriana Victor Osimhen, ma anche le giovani ali del Milan, Rafael Leão e Brahim Díaz”. “Ma il calcio italiano ha ancora problemi da risolvere”. E resta “il timore assillante che i recenti revival di club come Milan e Napoli rappresentino due comete invece del cambiamento strutturale necessario per tenere il passo con le ricchezze della Premier League inglese, l’implacabilità della Bundesliga tedesca e il fascino della Liga spagnola”.

E quindi, ecco lo stadio, “San Siro come simbolo di questa tensione. Amato da conservazionisti e tradizionalisti come una delle cattedrali iconiche del calcio europeo, è anche deriso come un antiquato mausoleo”. Un posto che però “nelle grandi serate può ancora prendere vita”.

“Momenti del genere cambieranno la narrazione? Nessuno può esserne sicuro. La Juventus ha mostrato ai suoi rivali come può essere uno stadio moderno. Il Napoli ha mostrato che una buona squadra si può costruire con un budget limitato. Il Milan, acquisito lo scorso anno da RedBird Capital Partners, ha prontamente vinto il titolo di Serie A per la prima volta in oltre un decennio. Ma lo slancio può essere una cosa fugace”.

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