“Inzaghi non è un allenatore ‘molle’, ma non è nemmeno un Conte. E’ stata posta l’attenzione anche sulla gestione della rosa e sulla prevedibilità”
L’Inter nei giorni scorsi si è confrontata più volte internamente. Società e Inzaghi, poi tecnico e gruppo squadra. Tutti chiamati a dare una svolta e soprattutto a cambiare atteggiamento contro le squadre di medio classifica.
La società ha chiesto ad Inzaghi di cambiare mentalità. Basta rigidità tattica e più rotazioni. A scriverlo è il Corriere dello Sport:
“Inzaghi non è un allenatore ‘molle’, ma non è nemmeno un Conte. Ed è chiaro che quest’ultimo ha lasciato un’impronta nei suoi due anni alla Pinetina. Cali di tensione, approcci teneri, magari anche sottovalutazione dell’avversario come quelli accaduti in questo 2023 avrebbero fatto andare su tutte le furie il tecnico leccese, che non avrebbe permesso si ripetessero.”
Per spiegare meglio il concetto, il quotidiano richiama il giorno di riposo concesso dopo Bologna. Già in quel caso Inzaghi avrebbe dovuto annullare e mettere tutti in riga. Il Corriere continua:
“E’ stata posta l’attenzione anche sulla gestione della rosa. In sostanza, preferisce andare sul sicuro. Solo che, in questo modo, alcuni elementi finiscono per affaticarsi o non hanno il tempo di recuperare. Insomma, con un po’ di turn-over in più, magari proprio in occasione delle gare sulla carta più semplici, si potrebbero scongiurare pericoli.”
L’ultimo tema riguarda la rigidità tattica dell’Inter che rende i giocatori di Inzaghi prevedibili nel gioco e nelle scelte:
“Nel senso che gioca sempre allo stesso modo, con il medesimo sistema e i medesimi principi. Il rischio, in questo caso, è diventare troppo prevedibili. Anche perché in rosa non c’è un elemento capace di far saltare gli schemi, attraverso dribbling o iniziative personali. Insomma, sarebbe utile un piano B.”