Al Guardian: «Quando sono in campo voglio vincere, ma il calcio è una passione, quindi voglio anche divertirmi. Se non mi diverto non gioco bene».
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Il centrocampista del Real Madrid, Eduardo Camavinga, si racconta in un’intervista al Guardian. Dice che quando aveva 11 anni, suo padre gli disse che sarebbe stato lui a sollevare il destino della famiglia. Ora ne ha 20.
Nato in un campo profughi a Miconge, in Angola, da genitori congolesi, terzo di sei figli, era un bambino quando si trasferirono in Francia. Camavinga è stato il calciatore più giovane a giocare nel Rennes, a 16 anni e quattro mesi ed anche il primo ad esordire con la Francia a 17 anni dopo la seconda guerra mondiale. E’ arrivato al Real Madrid a 18 anni e a 19 era già campione d’Europa. La sua famiglia, dice, è orgogliosa di lui.
«Vivo la vita così come viene. Tra qualche anno mi fermerò a pensare da dove vengo».
Camavinga continua:
«Non voglio dire che è normale vincere la Champions, ma mi sono semplicemente goduto il momento. Ci penserò di più quando sarò più grande».
Camavinga descrive il calcio come una fuga. Ritiene che le difficoltà affrontate dalla famiglia lo abbiano reso più forte dandogli uno scopo.
«Il calcio è la mia vita. Tutti gli amici che mi sono fatto nella vita sono arrivati attraverso il calcio. Mi sono diplomato anche grazie al calcio. Ho così tanto per cui ringraziare il calcio. Mia madre e mio padre sono orgogliosi di me. In parte sono quello che sono grazie al calcio. Ho iniziato da giovane. Ma non volevo giocare. All’inizio volevo solo fare judo. Mio fratello faceva judo e io volevo essere come lui. Anche a me piaceva combattere un po’. Non ho mai litigato a scuola, ma a casa. Mia madre non mi lasciava fare judo. Voleva che giocassi a calcio. Come lo chiami? Destino? È grazie a mia madre e a una ragazza della scuola che si chiama Fatima che convinse mia madre a farmi giocare a calcio».
Parla del padre Celestino, che gli ripete spesso: «Non è il tuo corpo, è la tua mente».
Sulla Champions vinta dal Real:
«La gente diceva che eravamo morti. La gente pensa che il Real Madrid possa morire, ma il Real Madrid non muore mai, mai».
Ancelotti ha parlato di questa come di una stagione di transizione. Ha detto che i giocatori più anziani devono avere comprensione e quelli più giovani pazienza. Camavinga:
«Può essere difficile perché non sono una persona a cui piace passare troppo tempo in panchina. È normale. I giocatori vogliono giocare. Non ho molta, molta pazienza. Ma so che devo averla. Guarda, aspetta, sii pronto».
Conclude parlando del calcio:
«Quando sono in campo voglio vincere, ma il calcio è la mia passione quindi voglio anche divertirmi. Se non mi diverto, non giocherò bene. Devi divertirti».