Dal Ghana alla Corea, sono tanti i colleghi del ct che si sono dimessi o cambieranno aria. In Italia le dimissioni sono una pratica sconosciuta
Mancini dimostra che il segreto per tenere il posto è non qualificarsi al Mondiale (Libero)
“Il Mondiale non perdona i ct. In particolare quelli che guidano le grandi. Hanno più da perdere che da guadagnare”.
Lo scrive Claudio Savelli su Libero, parlando delle panchine delle Nazionali impegnate al Mondiale in Qatar. Una débacle. Per tanti, che hanno scelto di dimettersi o il cui futuro resta incerto, ma non per tutti. Sicuramente non per Mancini, che al Mondiale non è arrivato.
La Spagna ieri ha esonerato Luis Enrique. Il futuro di Dielo Alonso con l’Uruguay è tutto da verificare (si riflette sul suo esonero, ma c’è il problema del contratto fino al 2025).
“Gli altri hanno optato per le dimissioni, nobile pratica sconosciuta in Italia”.
Come Roberto Martinez, che ha lasciato il Belgio, o il Tata Martino che ha mollato il Messico. O ancora Addo, del Ghana e Paulo Bento della Corea del Sud. Sul futuro sta ragionando anche l’argentino Gustavo Alfaro, ct dell’Ecuador. Andrà via anche Van Gaal dall’Olanda, è in scadenza.
In Italia, come si diceva, è tutto diverso. Nonostante il mancato accesso al Mondiale, il commissario tecnico della Nazionale italiana, Roberto Mancini, è ancora al suo posto. Dimostra che l’unico posto per conservare la panchina è non partecipare al Mondiale. Savelli scrive:
“Nel 2026 scade il contratto di Roberto Mancini con l’Italia, rinnovato sull’onda dell’entusiasmo per l’Europeo vinto quando le qualificazioni al Qatar si stavano ancora disputando. Il ct azzurro avrà notato che, tra divorzi certificati e addii quasi certi, saranno almeno 8 su 32 i colleghi che cambieranno aria, un quarto del totale. Mancio avrà passato un mese di rabbia e tristezza ma ha un pensiero positivo con cui consolarsi: il miglior modo per tenersi la panchina è non partecipare affatto. Un po’ come un calcio di rigore: se non lo tiri, non lo sbaglierai mai”.