Il Pelé di regime, per Socrates era «un nero bianco, una marionetta»

Su Repubblica. Mai detto né fatto nulla contro il razzismo, a braccetto col generale della dittatura. «Un nero abituato a dire solo sissignore»

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Db Milano 25/05/2016 - photocall film ' Pele' / foto Daniele Buffa/Image nella foto: Edson Arantes do Nascimento

Il Pelé di regime. Ne scrive Emanuela Audisio su Repubblica che ricorda le accuse per la sua omertà sulla dittatura brasiliana. Mai una parola su razzismo, le accuse nei suoi confronti di Socrates uno dei fondatori della democrazia corinthiana.

Pelé non hai mai rivendicato di essere una Perla Nera. Trascura il tema, quando Cassius Clay rifiuta di andare in Vietnam, lui riafferma di aver fatto il servizio militare. Si fa usare dalla dittatura, che uccide e tortura, come portatore di gioia, si fa fotografare sorridente con il generale Emílio Garrastazu Médici, il generale della linea dura del regime. Quasi negasse ci sia un problema. «Un sottomesso, un nero abituato a dire solo sissignore», è la critica che gli fa il compagno di nazionale a Messico ‘70 Paulo Cesar Lima, che aggiunge: «Non contestava mai niente. Una sua sola parola avrebbe voluto dire tanto per il Brasile». E il dottor Socrates, “Il Tacco di Dio”, che credeva che chi gioca a calcio non deve essere per forza stupido e ignorante gli dette del venduto: «Un nero bianco, una marionetta».

Pelé di recente ha ammesso di aver saputo dei crimini della dittatura. «Ma sono convinto di aver aiutato il Brasile più io con il mio calcio che non tutti quelli che campano con la politica». Non si meravigliava: «Mi hanno dato della scimmia e del negro e allora? Avessi dovuto uscire dal campo ogni volta non avrei mai giocato». 

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