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Deschamps non ha allenato i rigori, la Francia è arrivata impreparata (L’Equipe)

Sotto accusa ct e portiere: com’è possibile che nell’epoca dei dati ci si basi sulle sensazioni? Quale logica ha portato Coman e Tchouameni dal dischetto?

Deschamps non ha allenato i rigori, la Francia è arrivata impreparata (L’Equipe)
France's coach Didier Deschamps removes his medal during the trophy ceremony after France lost the Qatar 2022 World Cup final football match between Argentina and France at Lusail Stadium in Lusail, north of Doha on December 18, 2022. (Photo by Kirill KUDRYAVTSEV / AFP)

La sconfitta ai rigori, la seconda per la Francia in una finale Mondiale, ha lasciato il segno. Ne scrive l’Equipe:

Come può Didier Deschamps essere allo stesso tempo l’uomo che studia tutto, che misura costantemente gli equilibri tattici della sua squadra, ed essere il tecnico che trascura tanto un esercizio quanto i rigori? Il principio del ct dei Blues è noto: non ha senso lavorare sui rigori poiché lo stato emotivo in cui i giocatori si trovano in quel momento di bruciore non è ripetibile.

Prosegue L’Equipe:

Una metodologia che non regge alla prova dei fatti delle ultime due competizioni, ma soprattutto nell’era che stiamo attraversando. Quello della meticolosa preparazione video e dei dati.

Mai, nelle ultime settimane, i Blues avranno lavorato sui loro tiri dal dischetto. Prepararsi a questo tipo di esercizio non garantisce, come abbiamo visto con la Spagna, un successo. Ma inevitabilmente, questa ripetizione del gesto dà maggiore efficienza e fiducia ai battitori. È interessante confrontare questa mancanza di lavoro preparatorio con altri sport.

L’Equipe fa l’esempio della pallamano e degli studi statistici sul tiro da 7 metri.

La scelta di Deschamps – prosegue L’Equipe – è stata fondata sul volontariato.

Coman non aveva mai tirato un rigore nella sua carriera. Tchouaméni uno solo, per di più sbagliato.

A quel logica rispondeva la loro scelta?

Con l’eccezione di Thuram, programmato come il quinto tiratore (11 rigori in carriera), Deschamps aveva pochissimi battitori esperti. Fofana, Camavinga e Upamecano non ne hanno mai tirato uno, Disasi tre di cui uno fallito, Konaté 1, Kolo-Muani 1.

È come se il lavoro di Deschamps si fermasse al 120esimo minuto e non integrasse i calci di rigore nelle sue precedenti riflessioni da allenatore. Non avrebbe avuto senso, ad esempio, inserire Jordan Veretout, un tiratore molto efficace (27 su 31 di successo nella sua carriera) al 120esimo minuto?

L’Equipe ne ha anche per Lloris.

Tutto è stato già detto sulla debolezza di Hugo Lloris sui rigori, con una percentuale limitata di parate in carriera; 14% (17 su 124 tiri in porta o rigori fermati). A differenza dell’argentino Martinez – certo al limite della mancanza di rispetto – Lloris non è in grado di influenzare le emozioni dell’avversario. Lloris, nel suo linguaggio del corpo, rimane troppo neutrale. Ma ben al di là di questo, ci si interroga sulla sua impreparazione. Il capitano dei Blues conosceva, come contro la Svizzera all’Euro, le preferenze dei tiratori avversari. Ma questo lavoro preparatorio, svolto da uno degli analisti video e stranamente non da Franck Raviot, l’allenatore dei portieri, non è sufficientemente avanzato e consiste semplicemente in un’elencazione. Lloris ha spiegato che si basa sul suo istinto. 

Un argomento che oggi, quando gli analisti hanno ore di punta e dati molto precisi sulle abitudini dei tiratori e le loro scelte basate sulle gare di momentum, sembra sempre meno accettabile. 

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