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Sconcerti: «All’Inter può essere il momento giusto per un nuovo allenatore»

A Tmw Radio. «Marotta è stato molto duro. Un nuovo tecnico farebbe una preparazione di 50 giorni. Inzaghi non è un fenomeno, ma è un ottimo allenatore»

Sconcerti: «All’Inter può essere il momento giusto per un nuovo allenatore»
Db Milano 12/01/2022 - Supercoppa Italiana / Inter-Juventus / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Simone Inzaghi

Il noto editorialista del Corriere della Sera Mario Sconcerti è intervenuto a Tmw Radio, durante la trasmissione Maracanà con Marco Piccari.

Di seguito le sue parole.

Inter, Inzaghi cosa si gioca in queste ultime due partite secondo Sconcerti?

«Le dichiarazioni di Marotta di ieri l’altro sono molto dure. Quando dice che l’Inter non è abituata a perdere fuori casa e che bisogna fare riflessioni importanti non dice una cosa banale. Io continuo a pensare che si riferisca ai giocatori più che a Inzaghi, perché in queste situazioni una squadra che non è unitissima o che non ha senso del rischio reale che sta correndo si lascia andare nella convinzione che la società riterrà primo responsabile l’allenatore, pensa che l’allenatore possa diventare un alibi. Marotta ha dato un avvertimento ai giocatori: guardate che teniamo tutti d’occhio, l’allenatore ma anche i giocatori. La sosta Mondiale è un’opportunità: quando parla di riflessioni profonde Marotta può voler dire anche che fra due partite può essere il momento giusto per un cambiamento, perché un nuovo allenatore avrebbe una vera e propria preparazione di 50 giorni da fare, verso un altro campionato. Ma in giro non si vedono sostituti, a meno che non l’Inter non rischi un esperimento straniero… magari alla Tuchel, che è certamente un grande allenatore. Inzaghi non è un fenomeno, ma è un ottimo allenatore. Mi pare che ci sia scarsa sintonia e che i calciatori non siano abbastanza concentrati, che non riescano a dare tutto quello che hanno. I gol che hanno sbagliato a Torino dicono questo…».

Sul Napoli che vince ancora e sulle altre.. È il Napoli che va troppo forte?

«Le altre hanno un andamento normale. Quando hai 30 punti in 14 partite (il Milan, ndr) sono pochini per vincere ma non sono pochi in generale. Sono due punti a partita. Con due punti a partita non si vince il campionato, ma non si va nemmeno piano. C’è una squadra che in questa lunga prima parte – oramai siamo metà a campionato – si sta confermando più forte delle altre, c’è poco da dire, i risultati sono chiari. Poi vedremo…»

Sconcerti a proposito della sosta.

«È un’incognita, dipende dalle condizioni dei giocatori – non tanto sugli infortuni – che dovranno giocare il torneo più impegnativo che c’è, rifare le vacanze, rifare una nuova preparazione, ritornare al campionato dopo una pausa. Non tutti reagiranno allo stesso modo, ci sono molte situazioni mai sperimentate da ricalibrare. Per cui, può darsi che a gennaio ci siano dei momenti di vuoto o di intervallo nel rendimento dei giocatori. E poi bisognerà vedere anche il mercato come andrà, ce lo aggiungerei. Di solito i giocatori si prendono in prestito, non si comprano, e gli scambi sono molto numerosi. L’anno scorso a gennaio in Europa si trasferirono più di 500 calciatori, quindi può esserci un cambiamento importante». 

Sconcerti sull’addio di Gazidis.

«È stata una presenza importante all’interno di un’avventura breve di Elliott, Gazidis è un uomo di Elliot. È stato importante perché ha portato delle innovazioni importanti nella gestione di una società, per esempio fare dei programmi indipendentemente dalle volontà dei giocatori, fissando cifre per i rinnovi dei contratti, tipo Donnarumma e Kessié, e non trattando, facendosi forza solo della propria posizione. Questo è stato un cambiamento quasi epocale, perché si è passati dal considerare i giocatori traditori al rendersi conto che c’è un rapporto professionale, e che società e calciatori non sono legati per la vita ma per contratto. Molti continuano a pensare che quando un calciatore se ne va la società l’abbia venduto, che il presidente voglia fare affari (e non ci sarebbe niente di sbagliato), ma è invece sempre più spesso il calciatore che se ne va. È il calciatore, oramai, la parte forte del contratto, le società se i calciatori hanno offerte migliori e vogliono guadagnare più soldi devono solo trovare la soluzione più pratica per prendere soldi che altrimenti rischi di perdere. Sembra semplice ma il Milan ha insegnato a resistere. Io sono stato molto ammirato da questo cambio di fede delle società nei confronti dei giocatori e viceversa. Gestisci tu la società, non te la fai gestire dai giocatori».

Sconcerti sulla frenata del Milan e sulle difficoltà fuori casa.

«De Ketelaere non può continuare così. È la quinta volta che non parte titolare e ogni volta che entra risulta un giocatore spaesato, che non sa cosa fare. Non sa se seguire se stesso, la squadra… Il vero risultato pratico è che hai sostituito Kessiè con Pobega, e francamente non è una sostituzione automatica, De Ketelaere non ce l’hai e non hai né una riserva di Tonali né di Bennacer. E così si perde tanto. La Cremonese era  andata vicina a risultati del genere altre volte – che sia una squadra capace di gioco organizzato questo è vero – però ieri mancavano Theo Hernandez e Leao, che quando è entrato non si è visto. Anche Giroud ma non è una vera grande differenza. Leao e Hernandez sono di qualità mondiale, sono due assenze serie. Leao sta mancando di colpo, anche quando gioca. Non ride più, in campo si arrabbia. C’è una situazione (si riferisce al rinnovo) che sta pesando sul giocatore».

 

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