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Renard: «Per i sauditi non arrivare agli ottavi sarebbe un fallimento, non è un popolo realistico»

Le Figaro pubblica l’intervista concessa prima del Mondiale: «Sei anni fa qui c’era la polizia religiosa, bisogna guardare la storia di ogni Paese»

Renard: «Per i sauditi non arrivare agli ottavi sarebbe un fallimento, non è un popolo realistico»
Saudi Arabia's French coach Herve Renard gives a press conference at the Qatar National Convention Center (QNCC) in Doha on November 25, 2022, on the eve of the Qatar 2022 World Cup football match between Poland and Saudi Arabia. (Photo by Khaled DESOUKI / AFP)

Fin qui, Hervé Renard è l’allenatore del momento del Mondiale in Qatar. La vittoria in rimonta sull’Argentina, il video che lo ritrae all’intervallo imbufalito coi propri giocatori. Il quotidiano francese Le Figaro lo ha intervistato prima dell’inizio dei Mondiali e pubblica l’intervista nel supplemento sportivo uscito oggi.

«Quando l’Arabia Saudita mi ha contattato, ne ero sorpreso. Dobbiamo essere onesti, culturalmente, è un Paese completamente diverso e questa era la domanda principale. (…) La mia famiglia e io viviamo in una sorta di residence con un supermercato, un piccolo cinema, attività per bambini, piccoli ristoranti, un hotel, è piuttosto grande. Una città nella città. Ci sono sempre più marchi e ristoranti che aprono a Riyadh (la capitale). Vivere sul posto rientrava negli accordi contrattuali. Sono lì con uno staff di cinque persone, ed è un privilegio. È difficile lavorare in un Paese nuovo senza persone fidate».

Dell’Arabia Saudita Renard dice:

«Dall’arrivo del principe Bin Salman nel 2017, il paese si sta aprendo sempre di più, senza essere come l’Europa. Si stanno compiendo progressi. Le donne straniere non sono più obbligate a indossare l’abaya (abbigliamento tradizionale che copre tutto il corpo tranne gli occhi, le mani e i piedi). Le donne saudite possono lasciare il paese senza permesso. Per noi è normale, qui no. Vogliono aprirsi ai turisti di tutto il mondo e ospitare eventi sportivi (Formula 1, boxe, Parigi-Dakar…) Non possiamo mentire a noi stessi, ci sono ancora molti progressi da fare. Sei anni fa qui c’era ancora la polizia religiosa… Dobbiamo guardare la storia di ogni paese, gli sviluppi, capire le cose. Non entro in considerazioni politiche».

La rivalità tra Qatar e Arabia Saudita la senti anche nel calcio?

«Certamente. È come un derby argentino Brasile o Francia-Germania… Con la storia che si intreccia. Il calcio è anche uno strumento di supremazia. In ogni caso, era un obiettivo importante per il mio presidente che l’Arabia Saudita fosse presente in Qatar. Riyadh-Doha dista sei ore au ruota, 45 minuti di volo, ci saranno sauditi in tribuna, giocheremo praticamente in casa».

Devi fare meglio del Qatar

Renard: «L’Arabia Saudita è un popolo che non è sempre realistico circa il livello della propria squadra. Ma è come tutte le persone, pensiamo sempre di essere migliori di quello che siamo e che dobbiamo battere tutti (ride). Nella loro testa, se non ci qualifichiamo per il secondo turno, è un fallimento. Scusa, ma non sono un mago. Sogniamo di qualificarci. Ma Argentina, Messico e Polonia sembrano essere superiori a noi».

Incontrare la Francia

«Se finiamo secondi nel nostro gruppo, potremmo trovare la Francia agli ottavi (se loro vincono il girone). Sarebbe favoloso. Non lo sogno, mi sembra impossibile per quanto riguarda il nostro gruppo, ma il calcio a volte riserva belle sorprese».

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