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Spalletti: «mancano 72 punti alla fine, è ancora presto perché un episodio contro o a favore sia determinante»

«La sosta ci permetterà di andare a migliorare ulteriormente, il tempo a disposizione va usato bene e sono convinto che questo tempo ci farà comodo. Kvaratskhelia non sarà della partita»

Spalletti: «mancano 72 punti alla fine, è ancora presto perché un episodio contro o a favore sia determinante»
Db Roma 23/10/2022 - campionato di calcio serie A / Roma-Napoli / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Luciano Spalletti

L’allenatore del NapoliLuciano Spalletti, interviene in conferenza stampa per presentare l’ultima partita di campionato prima della sosta per i Mondiali. La partita è in programma domani (sabato) alle 15 allo Stadio Maradona e l’avversario è l’Udinese di Sottil, reduce da un inizio di stagione sorprendente – è ottava in classifica con 24 punti, subito dopo “le sette sorelle” – ma che non vince dal 3 ottobre, quando ha battuto l’Hellas Verona fanalino di coda. Dopo, i friulani hanno collezionato 5 pareggi (tutti in campionato) contro Atalanta, Lazio, Cremonese, Lecce e Spezia e due sconfitte (di cui la prima in Coppa Italia) contro Monza e Torino. Gli azzurri, al contrario, possono consolidare il primato conquistato in Serie A con dieci vittorie consecutive, l’ultima ottenuta martedì contro l’Empoli di Zanetti (2-0).

Spalletti potrebbe dover rinunciare nuovamente a Khvicha Kvaratskhelia, fermo per una lombalgia acuta che anche l’ha costretto a svolgere solo terapie e palestra, oltre al lungo degente Amir Rrahmani (infortunatosi contro la Cremonese oramai un mese fa) e al secondo portiere Salvatore Sirigu, che sta recuperando da un problemino muscolare. Per il resto, il tecnico di Certaldo dovrebbe poter contare su tutta la rosa a disposizione.

Di seguito le parole di Spalletti raccolte dal Napolista.

Martedì il Napoli ha battuto l’Empoli, poi c’è stato il pareggio del Milan che ha messo il Napoli a +8 sulla seconda, un fatto storico. Mentalmente Spalletti su cosa ha fatto leva?

«Non è che cambi molto per noi, noi si fanno quasi sempre le stesse cose. Da un punto di vista professionale ci interessano quelle cose lì, al di là di quello che gira intorno a noi. Dobbiamo aver ben chiaro il nostro obiettivo giornaliero o settimanale. La partita come abbiamo già detto è stata una partita che delle difficoltà ce le ha create ma che poi abbiamo vinto meritatamente e che abbiamo condotto per lunghi tratti molto bene. Abbiamo fatto questo aggiramento che volevamo fare, anche se a volte un po’ troppo lentamente. Ci sono state create difficoltà perché l’Empoli ti mette i bastoni tra le ruote, son giovani scelti bene, è una squadra forte. Loro sono bravi a far calcio, quelli dell’Empoli. E poi l’abbiamo portata a casa e abbiamo iniziato a pensare subito all’Udinese, perché ci sono stati solo due allenamenti. Si fanno vedere gli episodi salienti e si pensa alla partita successiva, quello che succede sugli altri campi non lo possiamo determinare. È chiaro che se una delle grandi pareggia e non vince diventa normale che ci faccia magari anche un po’ piacere però non è su quello che dobbiamo basarci. Non dobbiamo basarci sulle difficoltà altrui ma sulle qualità del calcio che abbiamo fatto vedere fin qui. Tutti hanno apprezzato le nostre caratteristiche, ci stanno portando benefici. Ed è lì che andiamo a forzare. Di tutto il resto, dei discorsi che si fanno, degli episodi al di fuori del calcio che vogliamo fare… sì, gli si da un’occhiata, però poi abbiamo il nostro sguardo orientato verso la strada che vogliamo percorrere. Come si è già detto più volte, è ancora presto perché un episodio a favore o contro sia determinante: mancano 72 punti alla fine. È fondamentale allenarsi bene giorno dopo giorno, qui ed ora».

L’Udinese.

«Conosco bene Andrea Sottil, l’ho allenato, so che carattere abbia, già allora si vedeva che sarebbe diventato un allenatore forte perché era interessato a tutto quel che si diceva, su tante cose aveva la visione dell’allenatore sul mettere a posto le cose in fase difensiva. Questa è una partita difficile, non una partita trappola: è difficile e basta. Proprio perché ora sembra che l’Udinese sia una squadra di secondo livello mi ero appuntato che domani si gioca con chi ha vinto 1-0 con la Fiorentina, 4-0 con la Roma, 3-1 con l’Inter. E poi hanno pareggiato con la Lazio e l’Atalanta. E hanno vinto fuori a Monza e Verona…e c’è qualcuno che la reputa una partita facile: non i miei calciatori».

Anguissa ha prolungato. Come chiudere in bellezza?

«Da un punto di vista nostro, le difficoltà di questa partita sono tante. Abbiamo potuto valutare questa capacità di ripartire in velocità dell’Udinese, di andare a creare situazioni pericolose quando riconquistano palla a ribaltare le azioni. Da un punto di vista di gestione, se noi pensiamo che domani sia la partita che poi ci permette di andare in vacanza è un pensiero da dilettanti. Se noi pensiamo che questa sia la partita che ci permetterà di affrontare il periodo duro che verrà quando torniamo da questa sosta allora siamo dei professionisti, perché è così che si fa. Questa è una partita da attaccare, da sbranare, per quello che è il ragionamento corretto che deve fare un campione. Siccome mi ha ricordato questo fatto di Frank Anguissa, beh lui quando è uscito dall’ufficio del direttore è venuto da me e ci siamo salutati. Gli ho chiesto se era contento oppure no, e lui ha detto che sarà totalmente contento solo se vince la partita di domani, il contratto è una cosa che viene di conseguenza… però era contento anche per il contratto, e questo mi fa enormemente piacere (ride, ndr). È un ragionamento da calciatore top».

Che pericolo ha di fronte il Napoli secondo Spalletti?

«Per ora nessuna. I pericoli è meglio essere disponibili ad affrontarli se verranno, ma non a richiamarli. Bisogna attaccare tutto col sorriso del nostro gioco, abbiamo questa arma. Qualsiasi cosa ci capiti noi ci mettiamo sopra la nostra abilità di far girare veloce la palla. A me sembra che stia tornando la Serie A, molte squadre sono in lotta, ci sono tante squadre che vincono, quelle più titolate sono tutte davanti… sarà una guerra serrata. Come si fa a spuntarla su tutte queste insidie? Si ride, si gioca ad alta velocità. E di fronte agli occhi di tutti si riporta fuori quel che abbiamo fatto fino ad ora». 

Con l’Udinese gli uomini di Spalletti si giocano una sorta di finale del primo scorcio di stagione.

«Si chiude il primo ciclo, ce ne saranno altri due, siamo ad un terzo del campionato. La sosta ci permetterà di andare a migliorare ulteriormente, il tempo a disposizione va usato bene e sono convinto che questo tempo ci farà comodo. Poi ci sono troppe varianti che non conosciamo, tutte le cose che si dicono sono statistiche tutte da dimostrare. Noi sappiamo che abbiamo a disposizione del tempo, che lo dobbiamo usare bene, e il verso sarà quello giusto, quello di andare ad allenarsi nel miglior modo possibile. Abbiamo tentato coi vertici del club di programmare quello che crediamo sia il meglio possibile e probabilmente se ci si atteggia in maniera corretta sarà un tempo utile per migliorare ulteriormente». 

L’anno scorso Spalletti utilizzava spesso la metafora del condominio. L’Udinese può fare ciò che ha fatto la fiorentina l’anno scorso?

«Sì, l’Udinese è una squadra che ha la stessa matrice delle società che sanno fare calcio. Prima ho citato l’Empoli, l’Udinese è un club che riesce a prendere i migliori calciatori che ci sono in giro per il mondo, è una società attenta. Quando è iniziato il campionato già col direttore Giuntoli – lui lo diceva – dicevamo che l’Udinese ha ottimi calciatori, che bisogna starci attenti. Discutevamo già della possibilità che si inserisse ad alti livelli nel nostro campionato perché conoscevamo – Giuntoli più di me, conoscendo il mercato e calciatori importanti – le potenzialità della squadra bianconera».

Spalletti su Kvara.

«Kvaratskhelia non sarà della partita. Sente ancora male, abbiamo provato ma come arriva a quel livello di tensione, di velocità o di pressione muscolare sente dolore. Naturalmente ci dispiace ma quello che è capitato in queste due partite dimostra che siamo una squadra e non un insieme di singoli.  Vogliamo Kvara a disposizione quanto prima ma tutti gli altri che scenderanno in campo hanno grandi qualità, magari non di quel livello lì – se tutti lo individuano Kvara come il nuovo grande calciatore del calcio mondiale ci sarà un motivo – però poi anche gli altri sanno eseguire quello che ci vuole per far parte del Napoli».

Il potere logora chi non ce l’ha. Come resistere alle pressioni?

«È l’arma dal quale diventa più difficile di tutto da doversi difendere. Quando una squadra gioca bene a pallone però non deve temere niente. L’episodio può andar contro o a favore, ma siamo convinti di essere sulla strada giusta. Diventa fondamentale. Poi visto che tutto non si può avere accontentiamoci di quel che manca»

Come pensa di lavorare nella sosta Spalletti sulla testa di chi non andrà al Mondiale. 

«Ci saranno sicuramente delle dinamiche che andranno affrontate con semplicità, giorno dopo giorno, in base a quelle che sono le azioni e le reazioni. Quel periodo ci servirà per rimetterci e poi per mantenere una condizione di comportamento e di risultati. Si farà bene il nostro mestiere, stando un po’ addosso a chi la interpreta troppo in maniera vacanziera… però poi, andando sulla sostanza, io faccio l’allenatore. Parlo coi calciatori giorno dopo giorno, cerco di migliorarli. Ci sono quelli che dal drone che gira per aria tirano fuori i pezzi migliori dell’allenamento per rilavorarci il giorno dopo… metteremo a disposizione dei calciatori il meglio affinché diano soddisfazione al nostro pubblico».

Il Napoli è la squadra in Europa che ha fatto più gol dai subentranti.

«Deriva dal fatto che si è fatto giocare più calciatori di tutti. La rosa è sicuramente una rosa forte, chi sta fuori ha dimostrato di allenarsi bene, sono professionisti intelligenti in tutto quello che deve essere il loro modo di interpretare il ruolo e la professionalità. A fare la differenza sarà chi riuscirà ad allenarsi per quattro o cinque partite senza giocare e poi renderà – chiamato in causa – quanto chi era stato in campo al posto loro. Con la squadra si parla di campo, di tutto quello che riguarda la partita, è il nostro mondo. Ci aspettiamo le stesse risposte che ci hanno dato fino ad ora: ragazzi interessati alla causa, a voler bene alla città di Napoli e al Napoli».

La sosta Spalletti l’ha già vissuta in Russia. E poi sul cosiddetto “rigorino” di Osimhen, come risponde a ciò che abbiamo visto in Cremonese-Milan (il mani di Brahim) o al rigore dato a Danilo?

«Abbiamo già parlato della sosta, ci confronteremo con le cose e trovare la soluzione. Verrà fuori qualcosa, si andrà in un posto che siamo andati a visionare, l’abbiamo trovato ottimo – abbiamo anche qualche dubbio – e ci andremo ad allenare. Sinatti è uno dei più bravi preparatori che c’è, ha una semplicità e una naturalezza che fanno sempre specie in questo mondo qui. Quelli semplici e naturali ci piacciono di più. Già da fuori mi piaceva, lavorandoci insieme mi sono reso conto che è uno di una bravura incredibile, ha capacità di sintesi, è veloce, sono felice di poter fare ciò che lui mi dice, di ascoltarlo. Sul resto: non può essere una polemica che ci riguarda. Noi abbiamo il nostro di biglietto da visita, vogliamo fare calcio, vogliamo coinvolgere gli sportivi. “Rigorino”? Posso fare le statistiche e prendere tutti i giornali cosa avevano detto di questo rigore, verrebbero fuori cose divertenti… e poi mi sembra molto simile a quello che subimmo contro il Lecce, mi pare. Rigorino? A vederlo a me viene un’analisi facile. Però ritorno a fare la chiusura come l’avevo iniziata: per quello che è il calcio che vogliamo fare, questi discorsi non ci devono riguardare».

Sul calcio proposto. 

«Domani dobbiamo riandar fuori dallo spogliatoio e riproporci, essendo noi stessi. Dobbiamo essere ripetitivi, fare le cose che abbiamo fatto sin da quando abbiamo giocato la prima amichevole. Dobbiamo essere quelli che al tentativo di crearci delle difficoltà tirano fuori il sorriso e la qualità del gioco, e andiamo avanti a tentare di rifare gol e di stare nella metà campo avversaria. Ci piace di più giocare a calcio nella metà campo avversaria. Qualche volta non ci si riesce e ci si adatta a soffrire, ma sempre col proposito di andare di là».

Spalletti sullo stadio.

«Percepisco la soddisfazione della città, domani ancora di più perché saremo oltre 50mila. Siamo entusiasti a sapere che avremo il Maradona pieno, il boato del Maradona in partita è come la borraccia che viene lanciata al ciclista prima della salita difficile, l’energia che può darti la spinta a fare la differenza. La vittoria vera è dei tifosi, sono loro che stanno lì con gioia tutti insieme a vivere questa passione. È una vittoria loro più che nostra, noi siamo felicissimi di questo, è quello che speravamo. Sono contentissimo».
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