Al CorSport: «Il Napoli sta facendo un percorso incredibile, ha una formazione fantastica. Spalletti ha fatto bene ovunque. Ma occhio alla scaramanzia».
Il Corriere dello Sport intervista l’allenatore del Bari, Michele Mignani. Traccia un bilancio del campionato.
«C’era grande curiosità da parte di tutti per l’approccio alla nuova categoria. L’abbiamo fatto con la stessa mentalità con cui abbiamo colto la promozione e nel modo giusto».
Senza l’appoggio della società, tutto quello che è stato fatto sarebbe stato impensabile, dice, e parla del presidente del Bari, Luigi De Laurentiis.
«Difficile trovare un presidente moderato nei pensieri e negli atteggiamenti come il nostro. Moderno e visionario, ma concreto. Rispetta i ruoli. Con il direttore c’è un confronto quotidiano. Polito porta punti sul mercato e nella gestione».
Mignani parla anche del Napoli.
«Il Napoli sta facendo un percorso incredibile per qualità e risultati. Dietro ha equilibrio, in avanti è incontenibile. Formazione fantastica».
Scudetto al Napoli e Bari in A? Mignani invita a non sottovalutare la scaramanzia,
«Per carità! Evitiamo i pronostici. Parliamo di due città scaramantiche. Diamo tempo alle squadre di fare il loro percorso, augurandoci che entrambe raggiungano i loro rispettivi obiettivi che sono ambiziosi».
Spalletti lo studia oppure ha altri modelli da emulare?
«Un allenatore deve prendere il meglio da tutti, restando se stesso. Spalletti è riuscito a fare bene ovunque. Mi piace Pioli che è stato mio tecnico nel Grosseto del Comandante Camilli. Il suo Milan prova a piegare gli avversari. Ma esistono altre concezioni. Come quella di Gasperini. Il calcio è complicato, bisogna semplificarlo per renderlo efficace. Ampiezza e profondità sono qualità della mia squadra ideale. GB Fabbri, Marchesi, Orrico, Simoni i miei maestri. Ora mi sono messo in proprio, però. E provo a essere, come le dicevo, me stesso».
Mignani risponde ad una domanda sui giovani. Secondo lei perché diamo così poca fiducia ai giovani nel nostro Paese: un fatto culturale?
«Perché siano tutti paurosi e attaccati alle poltrone. A volte prendersi dei rischi è più complicato che andare sul sicuro. Giocatori affermati danno certezze. Se il risultato fosse accettato, ci sarebbe più spazio per i giovani. Quelli che lo meritano, ovviamente. Ha ragione Gasperini in questo».
Cosa vorrebbe cambiare del nostro movimento calcistico?
«Mi piacerebbe che fosse vissuto come uno spettacolo e non come una giornata di sfogo, almeno da parte di qualcuno».