Uno Spalletti così non si era mai visto, nemmeno nelle sue migliori annate. Ha governato da leader la rivoluzione estiva, si è superato
Il Napoli può diventare il manifesto della carriera di Luciano Spalletti. Lo scrive, sul Corriere dello Sport, Antonio Giordano. Dopo due anni di riposo, l’allenatore ha scelto di riscrivere la narrazione su di sé, che era sempre stata un po’ borderline. Fino a quando ha accettato l’incarico di De Laurentiis, la carriera di Spalletti è stata raccontata quasi solo per i conflitti con Totti e Icardi, nonostante i successi riscossi con le squadre allenate.
Con il Napoli, al momento, Spalletti ha centrato tutti gli obiettivi che il presidente gli aveva posto dal primo momento. Ha portato la squadra in Champions, dove mancava da due anni, al primo colpo. Ha governato da leader vero la rivoluzione estiva compiuta dal club.
“Ma uno Spalletti così, e mica solo statisticamente, non s’è mai visto e i suoi trentacinque punti lo spingono al di là della sua annata all’Inter (33 nel 2017) e pure, ovviamente, di quella alla Roma (29 nel 2006, 28 nel 2016), bel al di sopra di ciò ch’è stato in gioventù – con squadre umanamente inferiori – straordinariamente oltre sé stesso, nella lettura delle situazioni, nella capacità di dissacrare le ovvietà sulle rivoluzioni, che introdurrebbero in vicoletti pericolosi”.
Spalletti ha accettato la rivoluzione estiva e anzi, “l’ha sfruttata per rimettersi in discussione in un trentennio senza comodità”. Ha perso Insigne, Mertens e Koulibaly, ma ha collezionato 11 vittorie in campionato e 2 pareggi, 5 vittorie in Champions League, ha sparso bellezza in Europa.
“Spalletti è il Governatore delle emozioni, le padroneggia stavolta attraverso un lessico diverso dal quale ha escluso l’impronunciabile parola (sono otto battute: comincia per s e finisce per o) sfruttata verso marzo-aprile per ricaricare quel Napoli spento, e poi ha continuato a restar fedele a certi principi tattici, a una vocazione spettacolare che prevede un calcio verticale ma con indispensabile organizzazione difensiva, a un ruolo centrale che non può non appartenergli. La leadership è nelle sue corde, sembra quasi la attiri a sé, e la asseconda attraverso una comunicazione diretta, frontale, con un linguaggio che può essere graffiante, o anche no, dipende dai casi, dalle necessità e pure dal contesto, meglio sfuggire alla routine. Ma Napoli può diventare un poster della sua carriera, da appendere nella stanza del sogno”.