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Cissé (ct Senegal): «L’Africa non ha più da imparare, è ai Mondiali per vincere»

Il Nyt lo descrive come l’uomo che ha portato la puntualità e il rispetto delle regole: «Abbiamo solo cinque squadre ai Mondiali, l’Europa tredici»

Cissé (ct Senegal): «L’Africa non ha più da imparare, è ai Mondiali per vincere»
Mosca (Russia) 19/06/2018 - Mondiali di calcio Russia 2018 / Polonia-Senegal / foto Imago/Image Sport nella foto: Aliou Cisse ONLY ITALY

Aliou Cissé il ct che ha portato il Senegal a vincere la Coppa d’Africa e a qualificarsi a due Mondiali consecutivi. Il New York Times lo piazza in copertina, tra gli uomini di questo Mondiale che meritano un approfondimento. Lui, 46 anni, ex centrocampista del Paris Saint-Germain ed ex capitano del Senegal. Allena la Nazionale dal 2015.

Di lui hanno detto: «Ha trasformato il Senegal in una vera squadra di professionisti, cosa che prima non era».

Scrive il Nyt che lui ha introdotto il rispetto delle regole. Arrivare tutti lo stesso giorno per giocare una partita internazionale. Eliminare quel clima soprattutto di festa che prima caratterizzava i raduni. Scrive il Nyt:

La squadra ora viaggia in jet privati e con agenti di sicurezza, una novità. I giocatori dormono in letti migliori, soggiornano in alberghi migliori e vanno agli allenamenti e alle partite con autobus e aerei che partono in orario. Nessuna di queste cose — tutte comuni nei club europei dove la gran parte dei giocatori trascorre la maggior parte del loro tempo – era un dato assodato nel recente passato della nazionale, o per gran parte dell’Africa.

Il Senegal è nel gruppo A, quello di Qatar ed Ecuador. Esordirà lunedì contro l’Olanda.

Lui dice:

Qualche edizione fa, siamo andati al Mondiale per scoprire la competizione. Poi per imparare. Ora, siamo qui per competere. Le squadre africane vanno in Qatar per vincere. Quando guardo i miei centrocampisti, i miei difensori, il mio portiere, non ho nulla da invidiare, per esempio, alla Francia o alla Spagna. Kalidou Koulibaly è per noi prezioso come Marquinhos per il Brasile o Stones per l’Inghilterra. Hugo Lloris non è migliore di Édouard Mendy. Questo è il tipo di autostima che desidero nei miei giocatori. Voglio che si dicano: se può vincere la Francia, perché noi no?

Dice che più volte vai ai Mondiali, più ha chance di vincere.

In Africa, siamo 54 paesi e possiamo avere solo cinque squadre qualificate. L’Europa ne ha 13. Come fai ad avere esperienza se vai al Mondiale ogni vent’anni? (…) È come gettare un osso a un gruppo di cani: come pensi che staranno i cani che emergono dalla lotta? (…) Potrei darvi i nomi di dieci squadre che sarebbero tutte in grado di rappresentare l’Africa, le prime cinque sono più forti delle ultime delle squadre europee. Pensate a Senegal, Costa d’Avorio, Camerun, Nigeria, Ghana, Egitto, Marocco, Tunisia, Algeria, Sud Africa. 

La Fifa dovrebbe ridurre il numero di posti delle squadre europee?

Non lo so, ma non possiamo andare avanti con un continente come l’Africa che rappresenta così tanto per il calcio globale e ha solo cinque posti. Noi esistiamo. Abbiamo grandi giocatori. Abbiamo contribuito allo sviluppo del calcio. Dovremmo essere in grado di fare la nostra parte. Dacci la possibilità di esistere e avremo più possibilità di andare in semifinale, in finale e di vincere.

Ciò che è difficile, e ciò che la gente a volte dimentica, è che a differenza di un club, non abbiamo molto tempo. La gente pensa che le squadre nazionali possano giocare come il Real Madrid, il Barça o il PSG, ma semplicemente non abbiamo il tempo di allenarci a quel livello. Ogni partita è decisiva. Devi vincere per continuare a sperare, mentre in un club puoi perdere una partita e tornare in pista la settimana successiva.

Con la nazionale, mi aspetto più impegno dai nostri giocatori a causa di questo. Come giocatore puoi indossare quattro, cinque, sei maglie nella tua carriera, ma avrai sempre una squadra nazionale.

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