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Mentana: «L’Inter non dice nulla sui tifosi obbligati dagli ultras a lasciare lo stadio?»

Il direttore de La7: la Lega Serie A e la Federcalcio possono continuare a chiudere gli occhi sulle illegalità del tifo organizzato?

Mentana: «L’Inter non dice nulla sui tifosi obbligati dagli ultras a lasciare lo stadio?»
An Milano - IX edizione del premio giornalismo per il sociale / foto Andrea Ninni/Image nella foto: Enrico Mentana

Enrico Mentana è una delle poche voce che si sono levate indignate per quel che è accaduto ieri sera a San Siro nel corso di Inters-Sampdoria. Con la Curva Nord che ha imposto a tutti di lasciare le gradinate del settore in segno di lutto per l’uccisione del capo ultrà dell’Inter Vittorio Boiocchi pluripregiudicato con 26 anni di carcere alle spalle. Numerose sui social le testimonianze di persone costrette con la forza a lasciare lo stadio, padri schiaffeggiati davanti ai propri figli.

Mentana giustamente si rivolge all’Inter che dovrebbe essere la padrona di casa. Non ha nulla da dire? Nessun dirigente di Serie A né il presidente della Figc né quello della Lega Serie A hanno detto a di fronte a questa vergogna.

Ecco lo scritto di Mentana su Facebook:

Ma la società Inter non ha niente da dire su quel che è successo ieri sera sugli spalti di San Siro? Si può obbligare chi ha pagato il biglietto per vedere la partita a uscire contro la sua volontà per partecipare al lutto per la morte di un pluripregiudicato? Può una curva organizzata continuare a operare al di fuori delle regole e delle leggi? Possono la Lega Serie A e la Federcalcio continuare a chiudere gli occhi sulle illegalità grandi e piccole che prosperano intorno al tifo organizzato di molta parte delle squadre italiane? L’episodio di ieri sera è solo l’ultimo di una lunga serie di obbrobri visti in tanti stadi italiani da quando gli spalti si sono ripopolati. Volete tutti continuare a voltare lo sguardo da un’altra parte?

 

Il Napolista stasera ha scritto:

Numerose le agghiaccianti testimonianze lette oggi su quel che è successo ieri sera a San Siro durante Inter-Sampdoria. Genitori picchiati davanti ai loro bambini, gente fatta ruzzolare per i gradoni dello stadio. In quel momento, e sempre nelle curve italiane, prevale la legge del più forte. È francamente ridicolo quel che leggiamo: le forze dell’ordine attendono che queste denunce social si convertano in denunce vere e proprie. Se non arriveranno, è perché le persone “normali”, i cittadini onesti, non si sentono sicuri, non avvertono di vivere in uno Stato che possa loro garantire l’incolumità. Accade nei Paesi in cui lo Stato è pericolosamente arretrato di fronte al dilagare della criminalità. Accade dove le Stato è percepito come più debole delle tribù.

Hanno davvero bisogno delle denunce per sapere chi sono i capi bastone delle curve degli stadi italiani? Partendo dalla Curva Nord dell’Inter? E allora i biglietti nominali a cosa servono? Le decine di telecamere che consentono i controlli negli stadi a cosa servono? Ricordiamo un’audizione di Andrea Agnelli in commissione antimafia in cui diceva che ormai il sistema di video-vigilanza all’interno dello stadio consentiva il controllo di qualsiasi atto e il conseguente riconoscimento dei responsabili. È valido per tutti gli stadi italiani, certamente anche per San Siro.

Ovviamente in queste ore non ci pare di aver ascoltato nulla dalle società di Serie A. Men che mai dal presidente della Federcalcio Gravina. O dal numero uno del Coni Malagò. Il presidente della Lega Serie A Casini lo citiamo giusto per scrupolo. Non ci sono prebende da chiedere e quindi se ne sta tranquillo in silenzio. Se non ci sono dividendi, i presidenti di Serie A se ne fregano. Troppo miopi per comprendere che la vendita del prodotto Serie A parte da qui. Non ci arrivano. Tutti belli schisci anche sulla questione plusvalenze che oggi sta travolgendo la Juventus, domani chissà.

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