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Curva Nord Inter, tifosi costretti con le minacce a lasciare lo stadio (per il capo ultrà ucciso)

Le testimonianze su Twitter: “un padre picchiato con la bambina”. “Hanno spinto uno che è caduto giù per 3/4 file”. “Episodio di inaudita violenza”

Curva Nord Inter, tifosi costretti con le minacce a lasciare lo stadio (per il capo ultrà ucciso)
Db Milano 29/10/2022 - campionato di calcio serie A / Inter-Sampdoria / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: curva tifosi Inter

Curva Nord Inter, ieri sera alla notizia dell’uccisione del capo ultrà Vittorio Boiocchi (bravissima persona, 26 anni di carcere), gli ultras hanno sgomberato il settore. Ovviamente costringendo gli altri tifosi a lasciare gli spalti. Minacce e violenze che sono state denunciate su Twitter da alcuni tifosi. Ci sono alcune testimonianze di quel che è accaduto in Curva Nord Inter.

La cronaca del Corsera, relativa all’uccisione di Vittorio Boiocchi e anche al suo ruolo in curva.

Ucciso il capo ultrà dell’Inter. A Milano ovviamente. Lo hanno colpito sotto casa. Un’ora prima dell’inizio di Inter-Sampdoria allo stadio Meazza. Gli ultras hanno lasciato lo stadio. Come scrive il Corriere della Sera.

Si chiamava Vittorio Boiocchi, 69 anni, capo ultrà della curva interista e pluripregiudicato con dieci condanne e 26 anni di carcere alle spalle per armi e rapina.

Quella che possiamo definire una brava persona.

Appena in curva si è diffusa la notizia dell’agguato, gli ultrà dell’Inter hanno smesso di cantare e hanno ritirato gli striscioni dalle balaustre. Poi hanno svuotato gli spalti.

Prosegue l’analisi del quotidiano di Cairo.

L’omicidio di Boiocchi scuote e preoccupa il mondo ultrà. E ricorda l’agguato dell’agosto 2019 al capo della curva laziale, Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik. (…) Contro Boiocchi sono stati esplosi almeno cinque colpi con una pistola semiautomatica, tre i proiettili andati a segno al collo e al torace. È morto durante il trasporto all’ospedale San Carlo.

L’ultimo suo arresto risale al marzo 2021 quando era stato fermato con un altro pregiudicato con in macchina pettorine della guardia di Finanza e un taser. Stavano andando a sequestrare un imprenditore per un’estorsione da 2 milioni di euro.

A questo proposito scrive Libero:

Boiocchi era stato anche indagato nell’inchiesta della Procura di Milano che aveva portato all’arresto di tre persone per tentata estorsione aggravata. I delinquenti avevano chiesto due milioni di euro a un imprenditore, titolare di una ditta che offre servizi di pulizie negli appalti sanitari. «Tu devi fare quello che ti diciamo noi, altrimenti ti ammazziamo», queste le minacce degli arrestati. E ancora: «Fai il bravo, conviene a tutti». Segnali, avvertimenti, diventanti tragica realtà in una Milano che adesso ha paura.

Ucciso il capo ultrà dell’Inter

Il Corsera racconta anche che il ritorno di Boiocchi in curva aveva creato una rivalità interna.

Boiocchi era stato scarcerato nel 2019. Da quel momento aveva ripreso le redini della curva Nord, tornando sul trono occupato negli anni ‘90 al momento del suo arresto in una maxi operazione. Aveva approfittato di un cambiamento alla guida del direttivo del tifo organizzato interista avvenuto in seguito alla morte del tifoso varesino Daniele Belardinelli investito da un’auto di ultrà napoletani il 26 dicembre del 2018 durante gli scontri tra la tifoseria campana è quella interista in via Novara. Boiocchi era tornato in curva nel settembre 2019, la sua presenza aveva scosso e stravolto gli equilibri del tifo. Durante Inter-Udinese l’episodio più clamoroso con alcuni ultrà che hanno dedicato un coro al vecchio capo. Un’azione che aveva fatto volare gli schiaffi tra Boiocchi e lo storico portavoce della curva, Franchino Caravita. Poi Boiocchi era stato colpito da un attacco di cuore.

Nei giorni successivi una fotografia postata sui social sembrava aver messo fine alla diatriba: nel suo letto d’ospedale Vittorio Boiocchi abbracciato da Caravita. In realtà secondo gli investigatori si era trattato di un mero tentativo di far rientrare la crisi a livello mediatico. Da quel giorno infatti i vertici della curva erano tornati sotto il controllo del 69enne. Nei mesi scorsi il suo nome era emerso in un’indagine su affari legati all’indotto dello stadio come il business dei parcheggi.

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