Intervista al Daily Mail. «Portarono una borsa nera, dentro c’era un milione di marchi tedeschi. Tornarono a casa coi soldi, ma non con la mia firma»
Steve Hodge, il centrocampista inglese che scambiò la maglia con Diego Armando Maradona nei quarti di finale dei Messico 86′ – quando Diego realizzò il gol del secolo e il gol con la mano – ha venduto il cimelio leggendario a maggio scorso per oltre sette milioni di sterline. Per anni – così riferiscono i suoi amici più cari – ha considerato quella maglia l’assicurazione per una pensione d’oro («pension fund»).
Lothar Matthäus, invece, che ha scambiato la maglia con Diego allo Stadio Azteca, durante la finale, non ha mai pensato neanche per un attimo di venderla. L’ha restituita agli argentini il mese scorso, all’ambasciatore a Madrid. Lo dichiara in un’intervista rilasciata al Daily Mail.
«In 36 anni, non ho mai pensato di volere soldi per quella maglia. È stato un piacere per me restituirla al popolo argentino».
Nella sua autobiografia, Diego scrive che Matthäus è stato il suo più grande avversario. E a Lothar questo basta.
«Non ho mai ricevuto un complimento più grande e mai ne riceverò. Diego è stato il più grande del mio tempo. Nessuno al mondo aveva mai fatto ciò che ha reso possibile con un pallone».
Non è l’unica volta che Matthäus avrebbe potuto arricchirsi grazie a Diego decidendo di non farlo. Il rapporto tra i due era molto solido. Maradona chiese al Napoli di comprarlo. Matthäus, durante l’intervista, riferisce di un episodio dell’estate di quell’anno, il 1986. Diego mandò alcune persone a Monaco per convincerlo a raggiungerlo a Napoli. Matthaus, raccontando – così scrive il Mail – si ferma giusto un attimo prima di definire «mafiosi» gli uomini con cui era venuto in contatto. Spiega:
«Dopo il Mondiale del 1986, Diego mandò un gruppo di persone da Napoli a parlare con me. Disse loro: “Ehi, dovete portarmi Matthaus nella mia squadra”. Era un sabato, avevo appena giocato una partita di Bundesliga a Colonia. Volai a Monaco e arrivai in un ristorante italiano alle 22:00, dove chi curava i miei interessi aveva mangiato e bevuto per tutta la serata assieme a questi ragazzi. Mi fu spiegato cosa volevano. Avevo la possibilità di firmare un contratto triennale con il Napoli. Diego mi voleva ad ogni costo. Per me era pronto anche una specie di bonus di benvenuto: era un milione di marchi tedeschi. I soldi stavano in una borsa nera, accanto a me, sul pavimento. Se avessi accettato, sarebbero stati i miei. Sarebbero stati i miei anche se avessi rifiutato, purché promettessi di non firmare con nessun altro club italiano. Iniziai a pensare che erano tanti soldi. Quattro volte quanto prendevo al Bayern. Ma ho detto che non mi sarei lasciato comprare in questo modo. Era qualcosa che non faceva per me. Mi sembrava complicato. Tornarono a casa coi loro soldi, ma non con la mia firma».
Alla fine com’è noto Matthaus scelse l’Inter. Con cui vinse lo scudetto nel 1989, col Napoli di Diego al secondo posto. Ovviamente non ne rimase intaccato quel rapporto speciale nato nella finale del 1986.
«Diego dominava le partite, rendeva tutto speciale. Se fossimo arrivati ai tempi supplementari, credo che avremmo vinto. Ma la verità è che la Coppa del Mondo la vinsero la migliore squadra e il miglior calciatore. Nel 1990 non era così felice, non era così in forma. Eppure trascinò lo stesso l’Argentina in finale, a Roma»