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Maldini: «È vero che il mio nome è un vantaggio nelle trattative, ma è perché sono legato al Milan»

Al Festival dello Sport: «Le due cose abbinate fanno la differenza. Andò così con Theo Hernandez, anche se il primo acquisto reale fu Krunic»

Maldini: «È vero che il mio nome è un vantaggio nelle trattative, ma è perché sono legato al Milan»
Db Milano 03/12/2020 - Europa League / Milan-Celtic / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Paolo Maldini

Al Festival dello Sport di Trento c’è anche Paolo Maldini, direttore tecnico del Milan. Parla della sua carriera da dirigente.

“Il primo scudetto da dirigente è importante e diverso dagli altri. Da dirigente ho fatto una discreta esperienza e la vittoria finale è il sigillo che ognuno sogna di poter mettere un giorno nel proprio percorso. Una soddisfazione enorme per il club e per i nostri tifosi. Ricordo bene i primi giorni di Milan vissuto da dirigente. Leonardo mi ha insegnato tanto, professionalmente ed umanamente per iniziare questa nuova avventura. È vero che parto in vantaggio quando parlo con un calciatore che punto sul mercato, perché sono anche legato a questo club, non solo per la mia storia personale. Il Milan ha una storia che si presenta da sola, non va nemmeno raccontata. Queste cose abbinate possono fare la differenza in effetti. Con Theo Hernandez andò così, anche se il primo acquisto reale fu Krunic. Operazione che feci da solo. Per Theo parlai prima con il Real Madrid e poi con lui, gli parlai quasi da padre a figlio. Ma con i miei calciatori mi piace rapportarmi così. Cerco di dare primo il supporto ai ragazzi e poi ai calciatori”.

Sul suo rapporto con Massara:

“Con Massara la coppia è di successo. Anche se siamo nati da un trio, c’era anche Leonardo. Quando lui andò via per rimanere al Milan chiesi di poter lavorare con Boban. Cercavo un direttore sportivo e tanti mi parlavano molto bene di Massara. Ci siamo conosciuti sul campo, da calciatore con il Pescara ci fece gol. Ho fatto un colloquio con lui per il ruolo di direttore sportivo e mi è piaciuto tantissimo. È un grandissimo lavoratore e conoscitore di calcio, ora siamo una coppia di fatto perché viviamo in simbiosi buona parte della nostra settimana. Kjaer, ad esempio. Lui ha insistito molto per prenderlo in prestito dall’Atalanta perché lo conosceva dai tempi di Palermo e Roma. Ha spinto tanto per prenderlo”.

Sullo scudetto dell’anno scorso:

“Ero sicuro di vincere lo scudetto nella passata stagione, era anche un’idea da trasmettere. Mi è successo anche da calciatore. Con Ancelotti ad esempio mettemmo in giro l’idea di vincere la Champions League. Idem con Zaccheroni lo scudetto. Io sono un grande sognatore ed a volte è la base per arrivare al risultato massimo. Ero certo che ci poteva essere la possibilità di vincere lo scudetto, perché so cosa valeva la squadra. Lo dissi a Natale, prima del mercato invernale dove non avevamo budget. In quel periodo l’Inter prese Gosens, la Juventus Vlahovic. A quel punto venne fuori un piccolo budget ma dissi che non lo volevo perché noi eravamo forti così. Avevamo Kjaer infortunato, Romagnoli fuori e Tomori non al top ma decidemmo di puntare su Kalulu come centrale. Ma anche tutti gli altri sono stati protagonisti. Da Tatarusanu e mio figlio Daniel nel gol contro lo Spezia. Il gruppo in toto era coinvolto, qui è stato bravissimo anche Pioli”.

Sul nuovo proprietario del Milan, Gerry Cardinale:

“Nel dubbio gli ho raccontato la mia storia. Magari era abituato a vedere sport diversi. Anche io avrei fatica a conoscere magari una leggenda del baseball. Cardinale ha energia, ascolta, mi piace molto. L’idea che trasmettiamo è quella della continuità di un club che è stato risanato dal punto di vista economico. Gli obiettivi poi dovranno essere sempre più grandi. Non ci sono promesse da Cardinale, l’unica promessa è quella di una gestione sana. La differenza con il calcio inglese è insostenibile, facciamo le stesse competizioni ma con armi diverse. Noi abbiamo storia ed idee”.

Su Pioli:

“Pioli lo conoscevo perché abbiamo giocato insieme tanti anni fa in Under 21. Da allenatore sprigiona una grande energia, una roba incredibile. Riesce a trasmettere ogni giorno qualsiasi cosa, condivide i nostri progetti e strategie sul mercato. Non vuole alibi, ha fatto crescere anche noi perché è un leader nato. Un normal one. Ed essere normale al giorno d’oggi è un qualcosa di eccezionale. Il rapporto con l’allenatore si è cementato, vuole sapere tutto e non ci teniamo niente dentro. Con il Milan ha trovato l’ambiente per fare vedere quello che è come uomo e come allenatore. A volte tappezza Milanello di frasi, ex compagni, ex allenatori. Sono cose che decide lui. Essendo una persona sensibile capisce come stimolare il gruppo”.

Su Belusconi:

“Ogni tanto mi chiama per consigliare qualche acquisto. Anche recentemente l’ha fatto, ma il nome non ve lo faccio. Consigli sulla formazione? Chiama spesso anche Pioli…”.

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