Tra questa squadra e quella di Velasco c’è solo un dna comune: la cultura del lavoro e della fatica. La testa bassa senza credersi i più forti
L’Italia maschile del volley ha vinto il Mondiale battendo la Polonia. I pallavolisti di De Giorgi tornano campioni del mondo dopo 24 anni. La Gazzetta dello Sport li definisce “eroici” e la loro vittoria un “miracolo sportivo”. La Polonia era campione in carica e giocava in casa, spinta dal tifo infuocato di 12mila spettatori.
“Contro tutto e contro tutti. Contro i due volte campioni del mondo. Contro una Nazione che urla in un palazzetto tutto pieno e biancorosso. Contro una partita che si era messa malissimo. Contro chi diceva che una squadra di 12 esordienti (su 14) non ce l’avrebbe potuta fare. Contro chi diceva che il titolo europeo di un anno fa era stato un “mezzo successo”. Contro le proprie imperfezioni e contro le proprie paure. L’Italia di Fefé De Giorgi da Squinzano, l’ex palleggiatore diventato c.t., non ha paura di niente e di nessuno”.
“Lo sguardo di Giannelli e compagni non si abbassa mai. Anche quando i due volte campioni del mondo innescano il turbo in battuta e a muro. Perché questa Italia ci ha insegnato a non avere paura, anche quando l’avversario è più forte, quando ha più esperienza e, come in questo caso, non ha alle spalle solo un palazzetto urlante, ma un’intera Nazione”.
“Facile accomunare la storia di quel gruppo inventato da Julio Velasco alla fine degli anni Ottanta, in un momento di acuta disperazione azzurro pallavolistica e arrivata ad essere eletta la squadra del secolo dieci anni più tardi. Questa è un’altra storia, fatta di altri uomini e altri tempi”.
“Tra questa squadra e quella di Velasco c’è solo un dna comune: la cultura del lavoro e della fatica. La testa bassa senza credersi i più forti. Una squadra che non molla mai. Ma proprio mai. Anche quando il mondo ti sta per crollare addosso. E’ un messaggio di speranza per il futuro”.