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Paire: «Mi disgusta stare in campo, penso solo a che ora c’è il volo che mi riporterà a casa dal mio cane»

Lo sfogo a L’Equipe: “Ho un blocco che mi fa divertire di più fuori dal campo che in un torneo, non mi arrabbio nemmeno più…”

Benoit Paire, cavalcando il tennis pandemico, aveva deciso di fare schifo per fregare le “bolle” e godersi la vita: sfruttava i ranking bloccati, per guadagnare i gettoni di presenza ai tornei e girare per quel che poteva il mondo. Perdeva e andava in piscina. Era un chiaro sintomo di un disagio che avrebbe poi espresso platealmente in tante interviste nei mesi a seguire. Un talento troppo sregolato che adesso, che le classifiche si sono sbloccate, rischia di smettere per davvero.

Agli Us Open, ne ha combinata un’altra: durante il suo match di primo turno contro Norrie, ha approfittato di un’interruzione alla metà del secondo set per soccorrere un tifoso sugli spalti, per andare a farsi una chiacchierata al box del proprio coach. Va bene che il coaching è ammesso, da qualche settimana, ma non così. Il giudice di sedia lo ha ripreso ed è scoppiata una polemica infinita.

Poi s’è sfogato con L’Équipe: “Sono due anni che va così. La testa non c’è. Non è il tennis, altrimenti non sarei stato in vantaggio 5-3 contro Norrie. Il lockdown ha stravolto la mia vita. Mi piaceva stare a casa. Tornare alle trasferte, al Tour, è stato molto difficile”.

Ora Paire è numero 167 al mondo e dice che “non so se avrò voglia di giocare nei tornei minori, perché anche negli Slam faccio fatica a lottare. Spero di ritrovare una motivazione, qualcosa che mi faccia amare di nuovo il tennis, trovare il gusto della sfida e della competizione, di viaggiare. In questo momento, sono più felice quando torno a casa. Non mi arrabbio più su un campo da tennis. E non è un buon segno. Se non mi arrabbio è perché non mi interessa. Prima odiavo allenarmi, ma nelle partite avevo questa cosa per cui non volevo perdere. Ecco, questa cosa non ce l’ho più. Sto in campo e penso a cosa farò dopo, a che ora è il mio volo. Devo sforzarmi. Mi disgusta stare in campo”.

Nell’intervista, ripresa dalla newsletter Lo Slalom, parla proprio di fuga: “A Cincinnati ho finito la mia partita alle 15 e tre ore dopo ero sull’aereo. Stasera ho preso un volo da New York alle 19. Non sto dicendo che questa è l’ultima volta che mi vedete in un Grande Slam. Se trovo la motivazione, vado avanti. Ho un blocco che mi fa divertire di più fuori dal campo che in un torneo. A Wimbledon volevo solo andarmene. Agli US Open non mi diverto. Gli altri ragazzi combattono e questo fa la differenza. Penso che i miei amici, la mia famiglia, il mio cane, non sono con me. Sono da solo. L’atmosfera di un torneo non credo che mi mancherà. Preferisco stare a casa”.

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