Il tennista belga: «Sta iniziando a diventare ridicolo. Alcune persone sono lì più per causare problemi che per creare un’atmosfera»

David Goffin ha battuto al Roland Garros il tennista di casa Perricard. Lo ha fatto in 5 set, un’esperienza tutt’altro che piacevole non solo per lo sforzo fisico, ma anche per l’insopportabile pubblico francese, che è arrivato a sputargli addosso.
«Quando vieni insultato per tre ore, devi prendere in giro un po’ il pubblico. Chiaramente si va troppo oltre, è una totale mancanza di rispetto», ha detto il tennista belga.
Goffin: «Alcune persone sono lì solo per creare problemi»
«È davvero troppo. Sta diventando come il calcio, presto ci saranno fumogeni, hooligan e risse sugli spalti. Sta iniziando a diventare ridicolo. Alcune persone sono lì più per causare problemi che per creare un’atmosfera», ha continuato.
Goffin poi ha raccontato un evento spiacevole accaduto durante la partita contro Perricard: «Qualcuno mi ha sputato addosso la gomma da masticare. Stava diventando complicato. Ecco perché volevo restare calmo. Se avessi iniziato ad arrabbiarmi per questo, avrebbe potuto destabilizzarmi».
Sinner e quel complesso punto d’incontro tra i trogloditi del calcio e gli snob del tennis
Settembre 2004, Champions League. La Roma gioca la prima partita contro la Dinamo Kiev, all’Olimpico. L’arbitro è lo svedese Frisk già ritenuto colpevole, due anni prima, di una direzione di gara anti-giallorossa nel match contro il Galatasaray. Frisk si rende protagonista di un arbitraggio mediocre e che sembra permissivo con gli ospiti e tremendamente fiscale, al limite del punitivo, con Totti e compagni. Finisce il primo tempo, si va verso gli spogliatoi e Frisk viene colpito in fronte da una monetina. La Roma avrà la partita persa a tavolino. Ma, soprattutto, nei giorni successivi il quotidiano romano Il Messaggero spedì uno o due inviati (la memoria non ci sorregge perfettamente) in Svezia per scandagliare nel passato e nel presente dell’arbitro “che odiava la Roma”. Uno di quei memorabili accessi di provincialismo di cui la capitale è maestra. Pagina indimeenticabile del giornalismo di casa nostra. Illuminante sul rapporto tra tifoseria del calcio e arbitri. Potremmo proseguire scrivendo libri. Da Byron Moreno fino all’arbitro dello scorso Napoli-Milan di Champions League che in città è unanimemente ritenuto la longa manus della Uefa per segare le ambizioni continentali del Napoli di Spalletti.
L’episodio di Frisk ci è tornato in mente perché in questi giorni sui media hanno fatto capolino la foto, le generalità e qualche notiziola di Aurelie Tourte l’arbitra dell’incontro tra Sinner e Tsitispas. La colpevole dell’errore che ha impedito a Sinner di andare 4-1 al terzo con servizio a disposizione. Errore singolare perché il tennis ha l’aura di essere uno sport quasi del tutto tecnologizzato. E in realtà l’occhio di falco (il Var tennistico) sulla terra rossa ancora non c’è. Perché sulla terra rossa resta il segno. Il servizio era fuori, abbastanza fuori, ma lei non se n’è accorta. Né Sinner ha avuto il coraggio di fermarsi e farlo notare. Probabilmente perché al momento dell’impatto neanche lui aveva la sicurezza che la palla fosse effettivamente fuori. Se si fosse fermato e la palla invece era buona, logicamente avrebbe perso il punto.