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El Paìs: «Gli ultras sono i delinquenti viziati del calcio, li giustifichiamo sempre e non pagano mai»

“I club li subiscono o li coccolano, ai giornali basta fare riferimento alla passione per giustificarne i comportamenti”

El Paìs: «Gli ultras sono i delinquenti viziati del calcio, li giustifichiamo sempre e non pagano mai»

“Tendono a giustificare le proprie azioni con una sorta di provocazione preventiva, spesso inesistente, forse perché la violenza compiuta senza alcun tipo di protezione morale è incomprensibile anche a chi la pratica”. El Paìs pubblica oggi un fondo di Rafa Cabeleira contro gli ultras. Abbastanza duro. “Sono i delinquenti viziati del calcio – scrive – questa giustificazione è costante per un motivo molto semplice: la violenza è alla base della loro influenza, ma applicarla richiede anche una sorta di salvacondotto etico per chi acconsente a essa”.

Hanno fatto scalpore in Spagna le contestazioni dei tifosi dell’Atletico contro Griezmann e la reazione esplosiva di Mario Hermoso.

“Come negli anni peggiori della copertura giornalistica della violenza sessista, le notizie e i successivi dibattiti sono stati colorati da commenti che introducono il comportamento o gli atteggiamenti del calciatore francese come una parte importante dell’equazione. Ed è molto facile riconoscerli, poiché di solito iniziano con un sereno ‘Non voglio giustificare alcun tipo di comportamento violento nei confronti di nessuno, ma…’. C’è sempre un ma, ovviamente”.

Scrive ancora Cabeleira che “basta fare riferimento alla passione per trascurare gran parte dei loro eccessi“. E poi i club sono spesso conniventi, subiscono le intimidazioni e i ricatti: “Gli ultras sono capaci di fare molto rumore, ma anche di provocare grandi silenzi collettivi, di intimidire chi osa dissentire o protestare, ed è questa la parte più apprezzata da chi li protegge, se ne prende cura e perfino coccola“. “Determinare chi sono questi protettori potrebbe essere il primo passo verso la loro eradicazione, ma non è così semplice”.

“Purtroppo – conclude l’editoriale – il perdente finisce sempre per essere il tifoso tranquillo, quello che va allo stadio con l’intenzione di fare il tifo per la sua squadra. Il peso della burocrazia ricade su di lui mentre gli ultras accedono agli stadi protetti dagli organi di sicurezza dello Stato”.

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