Alla Gazzetta: «Un po’ di vittoria è mia. All’Heysel passai la notte negli ospedali a consolare i genitori di chi aveva perso i figli o non li trovava»

La Gazzetta intervista Antonio Matarrese ex grande dirigente del calcio italiano e internazionale.
«Li prenderei a calci in culo»: una frase che la perseguita da quarant’anni?
«Una volta per tutte: mi riferivo alla mia squadra, il Bari. Non all’Italia. Una frase da padre di famiglia: e datevi una mossa, ragazzi! Ma gli altri dirigenti pensavano la stessa cosa, erano arrabbiati, solo non avevano il coraggio di parlare. Non aspettavano che la mia frase…».
Antonio Matarrese era presidente di Lega al Mundial dell’82. Aveva l’abitudine di dire quello che pensava. Anche adesso che, coincidenza numerica, compie 82 anni e si diverte a parlare.
«La squadra non la prese bene. «Non avevo paura, gli altri erano ben nascosti. Con i giocatori ho ricucito ottimi rapporti. un po’ di vittoria è mia. Quelle parole li hanno spinti a reagire. “Ti faccio vedere”, hanno pensato. Vinsero. Poi festeggiarono da soli».
L’Heysel.
«Passai la notte negli ospedali a consolare i genitori di chi aveva perso i figli o non li trovava. L’indomani, in una palestra, c’erano i corpi ammassati. Anche un bambino col passaporto in mano: scoppiai a piangere. Troppo facile ricordare che sono lo spadaccino dei calci in culo…».