Sono cambiate l’alimentazione e le tecniche di recupero. Mai gli over 32 avevano giocato tanti minuti in Champions. E non è l’unico dato interessante
Ieri il Telegraph ha scritto che il Chelsea di Abramovich non avrebbe mai speso 40 milioni (più l’ingaggio, e che ingaggio) per un calciatore di 31 anni come Koulibaly.
Oggi il Nyt scrive che la scienza e le statistiche stanno cambiando la definizione di calciatore vecchio.
Il Nyt ricorda che un tempo Ferguson dopo le partite concedeva un giorno di riposo in più a chi aveva più di trent’anni. E che all’Arsenal Wenger offriva al massimo un anno di contratto in più ad attaccanti e centrocampisti over 32.
Dopo i trent’anni un calciatore veniva unanimemente considerato vecchio, sulla china discendente della propria carriera.
Secondo i dati della società di consulenza Twenty First Group, i giocatori di età superiore ai 32 anni giocano ogni anno più minuti in Champions League. Quella appena terminata è stata la stagione in cui i giocatori di età superiore ai 34 anni hanno giocato più minuti nei cinque campionati più importanti d’Europa da quando sono disponibili questi dati.
Sia in Champions League che nelle principali competizioni nazionali europee, i giocatori più anziani vincono più duelli aerei, completano più dribbling, hanno maggiore precisione nei passaggi – se sono centrocampisti centrali – e segnano più gol.
Non c’è motivo per supporre che si invecchia come tanti anni fa.
“Guarda la condizione in cui sono i giocatori quando vanno in pensione – dice Tony Strudwick analista delle prestazioni che ha lavorato all’Arsenal -. Non si sono lasciati andare. Potrebbero aver bisogno di meno sforzi nella preparazione, e il loro recupero potrebbe richiedere più tempo”.
Sono cambiate anche l’alimentazione così come le tecniche di recupero.