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Dani Alves: «Dicono che sono vecchio, ma nelle partite importanti i 20enni si innervosiscono, io no»

Al Guardian: «La pandemia ha peggiorato le persone, è aumentata la mancanza di rispetto. Il Barcellona? Non si preoccupa di chi ha fatto la storia del club»

Dani Alves: «Dicono che sono vecchio, ma nelle partite importanti i 20enni si innervosiscono, io no»
Tblisi (Georgia) 11/08/2015 - Supercoppa Europea / Barcellona-Siviglia / foto Imago/Image Sport nella foto: Dani Alves

Dani Alves ha rilasciato una lunga intervista al Guardian in cui si dice molto deluso dagli eventi mondiali e dai problemi sociali. Il Covid aveva dato a tutti la speranza di una società migliore ma la realtà è frustrante, considera inaccettabili gli atteggiamenti che vede moltiplicarsi in giro.

La gente ha perso la paura della morte e anche il rispetto. Nulla è cambiato, purtroppo. Desidererei che fossero cambiate tante cose, ma non è così. Stiamo uscendo dalla pandemia e tutti pensavano che le cose sarebbero cambiate, ma quello che è successo è stata una guerra. Le persone non sono cambiate, continuano a lottare per il potere e la mancanza di rispetto è aumentata. Chi ha fatto sciocchezze nella vita e su internet le fa ancora di più perché questo aumenta la visibilità”.

Alves dice di aver notato un aumento del razzismo. Durante la sua carriera ne è stato spesso vittima. Il caso più eclatante è stato nel 2014, quando era a Barcellona, quando in una partita contro il Villarreal gli è stata lanciata in campo una banana. Lui la raccolse e la mangiò. Nell’intervista parla degli insulti razzisti di Nelson Piquet a Lewis Hamilton.

“Mi ha infastidito ma non solo per il fatto in sé. E’ per tutto quello che sta succedendo. Quello che è successo è l’estremo. Se il più grande vincitore in Formula Uno viene attaccato, disprezzato, escluso, cosa succede a chi nella società occupa i posti più bassi? Prego e chiedo perdono per queste persone. La mia preoccupazione è che a loro sia sempre impedito di essere qualcuno, di avere delle opportunità. Le opportunità non sono per tutti”.

Tornando alle questioni in campo, Alves si ritrova senza squadra dopo un breve ritorno al Barcellona. E’ stato un momento felice anche se alla fine frustrante e il desiderio di Alves è quello di trovare un nuovo club in modo che possa giocare il Mondiale in Qatar.

“Non me ne sono andato triste. Sono partito felice di essere tornato a Barcellona. Ho sognato per cinque anni di vivere questo ritorno. L’unica cosa che non mi è piaciuta è stata come è stato gestito il mio addio. Da quando sono arrivato ho chiarito che non ero più un ragazzo di 20 anni e che volevo che le cose fossero fatte alla luce del sole, senza nascondere le cose. Ma in questo il club ha peccato negli ultimi anni. A Barcellona non si preoccupano delle persone che hanno fatto la storia del club. Come tifoso del Barcellona vorrei che il Barcellona facesse le cose in modo diverso. Non sto parlando di me perché la mia situazione aveva un altro scenario. Sono eternamente grato a Xavi e al presidente per avermi riportato indietro. Ho trovato un club pieno di giovani con idee incredibili in campo, ma ha bisogno di migliorare il lavoro al di fuori del campo. La mentalità è totalmente opposta a quella che abbiamo costruito qualche anno fa. Tutto ciò che accade sul campo è un riflesso di ciò che accade fuori”.

Sul suo futuro:

“Mi piacciono le sfide e mi adeguo a qualsiasi situazione. Oggi sono disoccupato, ma sono emerse cose interessanti. Sto valutando dove andare. Questo è il calcio. Devi stare insieme a persone che vogliono lo stesso obiettivo, che vogliono competere, vincere. Mi piace vincere. Voglio andare in un posto dove posso vincere”.

Sulla violenza negli stadi:

“Dobbiamo migliorare il calcio brasiliano, dobbiamo lottare contro la violenza negli stadi. È vergognoso quello che succede nelle partite. Le persone hanno figli, vogliono vedere qualcosa che possono ammirare. In caso contrario, diventa una frustrazione, un trauma”.

Continua parlando della sua età: ha 39 anni.

So che tutti parlano della mia età, dicono che sono vecchio, 20 anni fa tutti mi volevano e oggi no. Ma sono completamente in disaccordo perché oggi ho un’esperienza che non avevo 20 anni fa. Quando c’è una grande partita, i 20enni diventano nervosi e preoccupati, ma io no. L’età ha pro e contro. Ci sono molte cose che fai quando hai 20 anni, ma non lo fai quando sei più grande. La maturità viene dalla vita. Ho anche l’esperienza di aver vissuto quasi tutto nello sport”.

Gli chiedono se, qualora dovesse partecipare al Mondiale, poi deciderà di ritirarsi.

“L’ultimo ballo è quando vai in pensione, ma penso che continuerò a ballare. Una danza è sempre benvenuta, indipendentemente dal luogo e da quale danza. È meglio creare un nuovo capitolo, una nuova serie. E’ un altro capitolo della mia vita”.

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