Giuseppe De Rita al CorSera: «Domandava alla moglie il permesso per giocare ai cavalli, la sua vera passione. Era un vero esperto»
Aldo Cazzullo intervista il sociologo romano Giuseppe De Rita per il Corriere della Sera. De Rita è il fondatore del Censis (centro studi investimenti sociali), l’istituto di ricerca socioeconomica. Dal 1989 al 2000 è stato presidente
del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro. Al momento sta scrivendo la prefazione alle lettere di Andreotti alla moglie, che saranno pubblicate da Solferino. Ne parla.
«La moglie andava al mare con i ragazzi, e lui si trasferiva alle catacombe di Priscilla, in un convento di clausura. Era il posto perfetto: le suore non facevano entrare seccatori, preparavano da mangiare anche a notte alta, e c’era la messa ogni mattina. Bellissime anche le recensioni andreottiane dei ristoranti».
Recensioni?
«Cose tipo “buone le fettuccine del Pastarellaro”, “al Passetto non vado più, troppo caro”. Usciva sempre con gli stessi tre amici, tra cui un giornalista del Popolo, perché erano gli unici romani che non gli chiedevano mai nulla. E poi domandava alla moglie il permesso per esercitare la sua vera passione: giocare ai cavalli. Scriveva: “Grazie cara Livia per l’autorizzazione: la considero un segno di fiducia, e la userò poco”. Di cavalli era un vero esperto. Giocava poco, duemila lire; ma una volta ne vinse clamorosamente 35 mila».