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Juventus-Inter ha chiarito perché l’Italia è stata eliminata dalla Macedonia

Un mix di pantomime, simulazioni, (in)decisioni arbitrali senza un minimo di logica, proteste, capannelli. Vardar-Rabotnički sarebbe stata più interessante

Juventus-Inter ha chiarito perché l’Italia è stata eliminata dalla Macedonia
Mg Torino 03/04/2022 - campionato di calcio serie A / Juventus-Inter / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Moise Kean-Danilo D'Ambrosio

Pioli ha dichiarato che avrebbe guardato Juventus-Inter «con distacco» e probabilmente faceva pre-tattica. Ex post, non avrebbe potuto dirla meglio. È difficile trovare termini diversi da «distacco» per un “big” (opportune le virgolette) match in cui l’unico momento emozionante l’hanno regalato Gaia e Kateryna Pavlenko cantando le inconfondibili e rivoluzionarie note di Imagine, John Lennon, prima della partita. Per il resto, forse non ci sbagliavamo quando scrivevamo che dopo la delusione macedone ci avrebbero venduto il derby d’Italia con una serie di anabolizzanti mediatici ma sotto ci sarebbe stata una roba non troppo lontana da Vardar-Rabotnički. L’ha dimostrato il campo in una maniera piuttosto inequivocabile.

Inter-Juventus – per restare in tema – è stata una Macedonia di pantomime, simulazioni, (in)decisioni arbitrali senza un minimo di logica, proteste, capannelli. E poi un condimento di urla e di giacche volanti. Di godibile c’è stato un briciolo d’agonismo. Di calcio ce n’è stato poco, pochissimo. L’Inter ha avuto il merito di vincere la partita – che non è mai scontato – in un momento in cui farebbe fatica con quasi tutte le squadre del campionato, italiano e forse pure macedone. L’ha vinta con l’unica sortita offensiva, prendendosi un rigorino made in Italy. Oddio, definirla sortita offensiva, forse, è pure troppo. Dumfries non poteva fare nulla, il presunto fallo di Morata è un’ingenuità in purezza. Comunque ci hanno detto che quando c’è «step on foot» è sempre rigore, in questo caso c’è stato un «mezzo step on foot» (cos’ l’hanno definito su Dazn, anche se Marelli ha dichiarato di non essere convinto che fosse un intervento da Var) e al Var Mazzoleni ha richiamato il pessimo Irrati. Szczesny para a Calhanoglu ma succede un parapiglia sulla ribattuta e la palla entra. L’arbitro non sa che fare, nel dubbio fischia fallo a Calhanoglu. Si rivolge di nuovo all’assistente tecnologico e alla fine – e pare più che altro una decisione politica, presa nel segno dell’«e mò che faccio?» – fa ribattere il rigore perché il solito De Ligt, prima che Calhanoglu tirasse, era dentro l’area di rigore. Calhanoglu ritira, gol. In mezzo, una serie di scene da soap-opera argentina: gente che si strappa i capelli, entrambe le squadre ad accerchiare l’arbitro, Allegri e Inzaghi che fanno un po’ di commedia.

Da questo punto in poi la partita della Juventus diventa uno stucchevole e ridondante tentativo di ottenere l’episodio compensativo. Qualche volta in maniera perfino imbarazzante. Al 94′ la simulazione di De Ligt è straordinaria: prende una mezza manata (meno del mezzo step on foot) da Darmian e con gli stessi tempi di reazione dei primi videogiochi della storia (tipo: cinque o sei secondi dopo averla presa) si spende in una messinscena degna delle tragedie greche. Irrati non lo ammonisce per pietà. La cosa ancora più clamorosa, se possibile, è che la Juve questo episodio “compensativo” l’aveva pure trovato, al decimo del secondo tempo, quando Bastoni – con un intervento ancora meno sensato di quello di Morata – fa nettamente fallo su Zakaria. L’arbitro fischia punizione dal limite. Poi sta cinque minuti in contatto col Var per stabilire se il contatto avviene dentro o fuori l’area di rigore. Alla fine del colloquio si stabilisce che è fuori ma tutte le moviole, dopo la partita, concordano sul fatto che sia dentro. Bisogna concludere che in sala Var hanno altre immagini – forse i varisti guardano un film invece delle partite, e vista la noia è addirittura comprensibile – altrimenti questa è un’altra cosa, dopo Ranocchia-Belotti, difficilmente spiegabile. Fosse successo a parti inverse – va detto con onestà – starebbero mettendo su la solita tiritera sulla Juve che rubbbba. Comunque, per Irrati, non si tratta che dell’ennesima decisione sballata di una direzione di gara di livello stra-basso. Adeguata al campionato. Rocchi, nelle ultime settimane, s’è riempito la bocca sulla divisione delle carriere e poi ad arbitrare una delle partite più importanti della stagione ci è andato Irrati che quest’anno ne aveva arbitrate quattro, per il resto era stato sempre al Var. Tanti bah.

Della partita, lo ripetiamo, c’è poco da dire. Senza rigore (o senza rigori che dir si voglia) sarebbe finita 0-0. La Juve ha tenuto di più la palla, ma fatto salvo per un palo di Zakaria su un’azione personale e per il palo della luce nella porta dell’Inter – Handanovic somiglia sempre di più ad una vecchia gloria – non ha creato occasioni nitidissime. L’Inter, di contro, non ha creato proprio nulla: ha trovato quel rigore per caso e ha provato a difendere un vantaggio maturato senza manco sapere come. Di fatto, però, non ci si poteva aspettare di più da Vardar-Rabotnički.

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