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Capello: «Le spagnole giocano all’italiana e vincono. Noi costruiamo dal basso e perdiamo»

Intervista al CorSport: «A Coverciano non mi hanno mai invitato a tenere una lezione, ho vinto troppo. Da noi gli arbitri interrompono il gioco ogni secondo»

Capello: «Le spagnole giocano all’italiana e vincono. Noi costruiamo dal basso e perdiamo»
Db Torino 25/05/2021 - partita del cuore / Nazionale Cantanti-Campioni per la Ricerca / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Fabio Capello

Sul Corriere dello Sport una lunga intervista di Ivan Zazzaroni a Fabio Capello che parla del calcio all’italiana e del presunto calcio moderno. Di Simeone, del suo calcio preistorico, di Arrigo Sacchi.

«Villarreal, Atletico, Real Madrid… oggi mi ha telefonato un giornalista spagnolo, mi ha detto che dalle sue parti va forte il calcio all’italiana».

«Noi siamo quelli della costruzione dal basso. I passaggini laterali, tanto simpatici scambi col portiere moltiplicati dalla regola che consente di passarsi il pallone all’interno dell’area. La ricerca immediata della superiorità numerica, come dicono quelli più bravi di me. Ah, importante. Alla fine nel calcio vince la qualità, non c’è discussione. Foden fa due dribbling, serve De Bruyne e il gioco è fatto».

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«Oggi non esistono più i difensori forti e i portieri fanno bei regali, vedi uno dei tre gol di Benzema. Gli avversari non vanno aiutati a batterti e gente come Carlo Ancelotti, Simeone e Emery lo sa bene. Guarda un po’ come sono finite le tre partite delle spagnole. Quelli che dicono ‘noi siamo noi e ce la giochiamo alla pari con i più forti’ mi fanno ridere. Giocano alla pari per retrocedere».

In Italia «la palla non gira velocemente, saltella, non corre in modo fluido» e poi c’è un problema arbitri.

«Sono tutta un’interruzione. Fermano il gioco ad ogni secondo, i contrasti per loro sono sempre punibili e puniti e così le nostre squadre non imparano a tenere alto il ritmo. Siam rimasti indietro in tutti i sensi, il problema principale però è che quelli bravi non vengono più in Italia, così manca il confronto con i migliori».

Parla degli allenatori.

«Quando sento parlare di spartito (parola usata ieri da Sacchi sulla Gazzetta, ndr), di percorso, quelle cose lì, insomma, mi viene l’orticaria».

Toglimi una curiosità: ti hanno mai invitato a tenere una lezione a Coverciano?

«No, ho vinto troppo»

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