Il calcio italiano è diseducativo per principio: il Giudice Sportivo punisce la bestemmia di uno, ma sul razzismo di tanti (a Cagliari) chiude gli occhi e le orecchie
Lo chiameremo zio, come fanno al nord. Paolo Zanetti ce l’aveva con Henry, il suo attaccante appena espulso, quando ha nominato lo zio invano. Un allenatore infuriato che se la prendeva, anche fisicamente, con un altro uomo, un suo uomo. Solo che era “chiaramente inquadrato dalle riprese televisive mentre proferiva un’espressione blasfema”, scrive il Giudice Sportivo che l’ha squalificato per un turno. Di più: era “individuabile ed udibile senza margini di ragionevole dubbio”.
Ma le centinaia (per difetto) di energumeni che dagli spalti dello stadio di Cagliari urlavano le peggio cose, per lo più inerenti al suo essere nero, al portiere del Milan Maignan, no. Quelle non erano “udibili senza margini di ragionevole dubbio”. La rissa tra due squadre, staff compresi, alla fine di Cagliari Milan – quella sì, “chiaramente inquadrata dalle riprese televisive” – si è evidentemente sviluppata per un malinteso. Magari dalla curva a Maignan urlavano “pigro di merda”, ecco. O “magro infame”, pure può essere: la lobby dei sovrappeso è potentissima tra gli ultras. E i versi da scimmia che rimbalzavano in campo? Non si riferivano certo ai giocatori di colore avversari, quando mai. A Cagliari queste cose non le fanno. Joao Pedro non li ha sentiti, ma bisogna capirlo: appena convocato in Nazionale, ha immediatamente preso a seguire la linea-Bonucci che proprio a Cagliari riuscì nell’impresa di giustificare gli stessi versi della stessa curva verso Kean, suo compagno di squadra, perché li aveva provocati.
Il Giudice Sportivo, dunque, punisce una bestemmia d’un sol uomo nell’intimità – per così dire – della sua panchina, ma non gli abusi razzisti di un intero stadio. Nel referto non ve n’è traccia, e quindi non sono mai esistiti. “No racism” non è una campagna sociale nel calcio italiano, è un claim: il razzismo non c’è, chi l’ha sentito?
L’Italia è un Paese profondamente diseducativo in tutte le sue manifestazioni più evidenti. Al di là delle parole che spende a vanvera, poi sovverte sempre il concetto. Dio… ehm “zio”, no, non si dice. Ma si può cadenzare impunemente “Uh Uh Uh” ad un uomo di colore, in coro.
Se Zanetti avesse urlato “zio negro!” non lo avrebbero multato.