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Spalletti: «Ora tutti cercano la rottura dell’incantesimo, qua si tratta di essere una squadra forte o no»

In conferenza stampa: “Se siamo forti si va a Firenze e si gioca, sennò ci montano addosso. Una delle analisi fatte è che in una partita non si dà mai niente per scontato”

Spalletti: «Ora tutti cercano la rottura dell’incantesimo, qua si tratta di essere una squadra forte o no»
Napoli 11/09/2021 - campionato di calcio serie A / Napoli-Juventus / foto Insidefoto/Image Sport nella foto: Luciano Spalletti

Il tecnico del Napoli, Luciano Spalletti, parla in conferenza stampa alla vigilia di Fiorentina-Napoli.

Partita molto importante, come la prepara? lavorando su testa o gambe?

«Di solito si fa così dopo qualsiasi partita, si toccano tutti i tasti, si fanno analisi su quello che è successo e le due fasi della squadra avversaria dando indicazioni. In questo momento le indicazioni sono delle sintesi, dato il poco tempo a disposizione, ma poi la squadra ha una sua identità e diventa facile prendere le poche indicazioni date».

E’ la partita più impegnativa dall’inizio del campionato?

«Una delle analisi fatte è che in una partita non si dà mai niente per scontato, qualsiasi partita. Di scontato c’è solo ciò che è accaduto dopo il fischio dell’arbitro. Quanto successo con lo Spartak mostra il limite sottile tra il dominio e il subire totalmente la gara dopo un episodio. La qualità di una squadra è la forza, poi i comportamenti dentro gli episodi che fanno anche il risultato. La Fiorentina è una grande squadra, per me era più una sorpresa gli anni precedenti quando non riusciva a stare nella classifica nobile che quest’anno. Italiano è molto bravo, si è imposto subito, quindi ci vorrà la forza e la qualità della squadra nella sua totalità».

La Lega le ha assegnato il premio di allenatore del mese perché il Napoli ha offerto spettacolo ed efficacia. Due aspetti ora in equilibrio, secondo lei?

«Bisogna andare a portarlo nello spogliatoio, allora, questo premio, io non ho fatto niente per vedermi attribuire queste qualità. E’ un premio da condividere con società e calciatori, con chi mi dà ripiegati e asciutti i vestiti che tolgo dopo la panchina, tutti partecipano anche da dietro le quinte ai risultati della prima squadra».

Si allena l’istinto del killer o viene da sé?

«Fa parte dei ragionamenti in generale. In fondo al campionato si arriva più in là, chi ha saputo gestire meglio certi episodi e atteggiamenti, che passano all’improvviso nel campo, a volte, quello di una reazione, di saper girare in porta un pallone che viene da una deviazione, bisogna farsi trovare pronti e in questi episodi ad esempio si fanno i complimenti ad Osimhen, che dopo l’espulsione non ha più avuto reazioni del genere, per questo gli dico bravo, ha capito che non si deve avere quel comportamento. Farsi trovare dopo una deviazione nel posto giusto, si cerca di allenarlo, ma è più l’istinto del calciatore. A volte Osimhen deve essere capace di farsi trovare nel punto giusto, mentre gli piace più andare a rincorrere la palla».

Su sé stesso che dice? Quanto Spalletti c’è in questo Napoli?

«Ho avuto la fortuna di allenare qualche piazza importante, a volte quando inizi non sai che direzione prende la gestione, a volte mi ha preso una direzione che già conosco. Ho una squadra che ha fatto bene anche negli anni precedenti, è stata lavorata, sa quale deve essere il comportamento di una big. La Fiorentina doveva impararlo e Italiano glielo ha insegnato in poco tempo, la Fiorentina viene addosso forte, viene a prenderti palla, a sfidarti, la vedrete domani».

Su Ghoulam?

«Ghoulam viene con noi, è a disposizione».

Coppa d’Africa: sarà tra un po’ ma in Italia impegna circa 30 calciatori non si sa per quanto. Non le sembra il caso di chiedere qualcosa? Trova regolare un torneo in cui il Napoli dovrà fare a meno di 4-5 giocatori nella fase cruciale?

«Sono d’accordo ma su questo c’è già una partita aperta di De Laurentiis, che mi vede totalmente al suo fianco, perché io non spendo soldi pagando i calciatori ma lui sì, ha ragione a dire che le Nazionali devastano i club dal punto di vista delle potenzialità. La dobbiamo gestire, questa stagione, in un modo o in un altro. Siamo convinti, avendo fatto calcoli e avendo possibilità di rimetterci mano, di lasciare un Napoli sempre attrezzato per combattere contro tutti».

Sul dualismo tra Ospina e Meret? Mertens?

«Meret e Ospina sono due portieri forti, quando ci sono due giocatori forti a uno gli si fa posto nella postazione vicina, in questo caso non si può e si rischia di andare a penalizzare di più di quello che sono i suoi demeriti, quello che non viene scelto. Sarà sempre il campo e quello che fanno che mi dà le indicazioni, in base anche a metterci qualche punto di vista. Mertens è a posto, a volte si fanno valutazioni e ne avevo fatte per farlo giocare un po’ contro lo Spartak, poi come succede facendo i calcoli lo scorrimento della partita li ribalta ed è venuta fuori una partita differente, sono quindi andato a usare qualche calciatore che non avrei voluto usare per provare a riprendere il risultato. Ma lui sta bene ed è a disposizione».

Sullo Spartak.

«Erano alla nostra portata, un po’ di dispiacere per non aver esibito il meglio di noi stessi c’è».

Mauro sottolinea che la VAR deresponsabilizza gli arbitri, che ne pensa?

«Secondo me il VAR ci deve essere. Quando sono a vedere una partita di calcio succede l’episodio in area di rigore, mi giro verso chi ho vicino e mi chiedo perché non ci sia, se non c’è. Viene invocato dove non c’è. E’ una soluzione, andando a crescere, che potrà diventare ancora più perfetta, ma è un’evoluzione della classe arbitrale ed è giusto ci sia ed intervenga. Se si legge il regolamento è chiaro. Poi è chiaro che ci sono episodi così sottili che ci si buttano dentro tutti, ma è una cosa bella il Var».

Come può sfruttare Osimhen domani?

«Ci sono sempre soluzioni quando qualcuno tenta di crearti problemi, ci vuole personalità, dobbiamo avere il coraggio di affrontare i problemi senza cercare alibi, non bisogna sempre dare la colpa a qualcun altro, se ci vengono addosso forte, dobbiamo essere più veloci e precisi noi, capire quando gli attaccanti devono venire a dare una mano per bypassare l’aggressione degli avversari. Dopo aver trovato uno scarico è un’altra cosa, ma finché la palla non si è buttata sull’attaccante e lui non l’ha protetta bene, metterla nello spazio e pulirla diventa più difficile».

Koulibaly dopo lo Spartak ha detto che pensavano alla Fiorentina. L’ha fatta arrabbiare? E’ un limite?

«Secondo me non è successo quello. In campo non c’è tempo di fare determinati calcoli, i miei sono stati totalmente ribaltati, eppure li ho fatti a bocce ferme. Quello che dice Koulibaly è una cosa che non va fatta, pensare alle partite dopo perché si mette meno in quella che stai giocando. Il risultato non cambia, anche se avessimo vinto giovedì la Fiorentina sarebbe comunque forte. Tutti ora cercano la rottura dell’incantesimo, qua si tratta di essere squadra forte o no, se siamo forti si va lì e si gioca, sennò ci prendono e ci montano addosso. Il Franchi è come il Maradona, ci sarà un’affluenza importante, si tratta di essere tosti o non tosti».

Aggiunge:

«I tifosi fiorentini e napoletani possono insultarsi quanto vogliano ma devono sapere che sono gemellati dalla passione e dall’amore per la propria squadra. Fiorentina e Napoli sono tifate quasi al 100% dalla propria città, è un loro destino e cercare di indirizzare la passione verso un nemico è un spreco oltre che una cosa molto grave. La passione si combina solo con l’amore, se uno cerca di deviarla nell’odio questo diventa inutile e distruttivo per se stessi, si disperdono energie da mettere a disposizione della propria squadra».

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