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«Mia figlia violentata a 14 anni dall’allenatore di nuoto, lui mi disse “lei provocava”» (Il Messaggero)

L’uomo è stato rinviato a giudizio. «I compagni della vecchia squadra l’hanno abbandonata, non le hanno mai fatto una telefonata, la società ha fatto muro»

«Mia figlia violentata a 14 anni dall’allenatore di nuoto, lui mi disse “lei provocava”» (Il Messaggero)
Roma 08/03/2019 - manifestazione 8 marzo contro la violenza sulle donne/ foto Samantha Zucchi/Insidefoto/Image nella foto: manifestazione 8 marzo

Il Messaggero intervista la mamma della nuotatrice che ha accusato il suo allenatore di averla stuprata nell’agosto del 2021, quando aveva solo 14 anni. Era a Roma per i campionati italiani di nuoto e viveva al quartiere romano Prati con una sua compagna e l’allenatore per cui ora il pubblico ministero ha chiesto il rinvio a giudizio con l’accusa di violenza sessuale.

I nomi sono inventati per proteggere la privacy della famiglia.

«Mia figlia vince, tant’è che quando siamo andati a prenderla in albergo ci è sembrato strano che nella hall ci fossero solo lei e la sua amica. Abbiamo chiesto ma Franco dov’è? Perché ci aspettavamo di trovarlo lì, a festeggiare»

La denuncia non partì subito

«Passa del tempo, mia figlia inizia le superiori, salta il nuoto, alcune mattina non entrava a scola. Anche quando eravamo a tavola e capitava di parlare dell’allenatore, vedevo il fastidio sul suo volto. Non era più come prima. Sembrava infastidita da tutto quello che era “regola”. Quindi provammo ogni strada per tenere sulla retta via un’adolescente e pensai di portarla all’Asl dove un’associazione si occupava di sostegno psicologico. Mi dissi “dove non arrivo io, arriverà qualcun altro».

Fu una psicologa a raccogliere la confessione della ragazza, da qui partirono le indagini e l’inchiesta e ora il rinvio a giudizio. La mamma confessa che all’inizio non l’aveva presa bene.

«Avevo interpretato questo suo avvicinamento, le dico la verità come un innamoramento, non come qualcosa di sporco. Non potevo credere che aveva provato ad avere atteggiamenti non consoni alla situazione».

Poi provò a parlare con l’allenatore: «Quando mi disse “cosa dovevo fare? Sempre lì che mi provoca” io ho percepito che sì, non erano bugie».

L’aspetto più brutto di tutta la vicenda è stato l’atteggiamento delle persone che hanno voltato le spalle alla ragazza, anche la sua amica che «in audizione in Questura parlava di mia figlia come di una conoscente».

Come spesso accade da vittima si diventa carnefice o almeno “quella che se lo è cercato”.

«Ha cambiato società e invece di avvilirsi e buttarsi a terra ha reagito rimanendo da sola. I compagni della vecchia squadra non le hanno mai fatto una chiamata, la vecchia Società ha fatto muro. Noi non l’abbiamo mai colpevolizzata, se la sua adolescenza la porta ad essere esuberante nessuno può approfittarsi degli altri».

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