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Bruno Vespa fa 80 anni: «se fossi stato di sinistra, la mia carriera sarebbe stata più agevole»

Al Corriere della Sera: «Io figlio di Mussolini? Non sono mai stato infastidito da questa diceria, mio fratello invece si imbestialiva»

Bruno Vespa fa 80 anni: «se fossi stato di sinistra, la mia carriera sarebbe stata più agevole»
Mc Napoli 07/07/2023 - presentazione palinsesto Rai Tv / foto Mario Cartelli/Image nella foto: Bruno Vespa

Bruno Vespa fa 80 anni: «se fossi stato di sinistra, la mia carriera sarebbe stata più agevole». Bruno Vespa intervistato da Tommaso Labate per il Corriere della Sera.

Bruno Vespa, lunedì saranno ottant’anni. Qualcuno si starà chiedendo: quando si ritira?

«Il giornalismo si fa con la testa, che ancora funziona bene. Il ritiro lo deciderà il mio editore di riferimento: il Padreterno».

Trent’anni fa disse che il suo editore di riferimento era la Democrazia cristiana. Pentito?

«Era un’ovvietà, l’editore è il Parlamento. Ma anche alla Bbc, in Francia o in Spagna i dirigenti non li porta la cicogna».

Rimpianti?

«Non lo si può chiamare rimpianto perché mi è andata benissimo. Ma sono convinto che, se fossi stato di sinistra, la mia carriera sarebbe stata più agevole. Per esempio, non avrebbero ridimensionato o cercato di chiudere Porta a porta».

Ha la fama di piantagrane?

Bruno Vespa: «Nel 1992, da direttore del Tg1, fui il primo a dare la notizia dell’avviso di garanzia a Craxi. La notizia era nell’aria, lo chiamai per chiedergli una conferma, lui iniziò a urlare al telefono che era una mascalzonata. Gli risposi, bluffando, che stava per scriverlo l’ansa. Poco dopo richiama: “L’ansa non scrive nulla!”. Tg3 e Tg2 tacquero. Diedi la notizia e l’ansa mi venne dietro, citando il Tg1. Per fortuna la notizia era vera».

Se non è di sinistra, allora è di destra?

«Sono un moderato. E se mi chiede che cosa s’intende per moderato le rispondo che sono decenni che mio figlio Alessandro ogni volta mi chiede per chi ho votato. Non l’ha mai scoperto».

La detenzione di Mussolini a Campo Imperatore alimenta ancora oggi la storia secondo cui lei è figlio del Duce, Vespa.

«Non tornano i conti. Mia madre andò a insegnare ad Assergi, ultimo paese prima della funivia per Campo Imperatore, dove avevano mandato Mussolini, solo nel 1949. Quando “papà” (sorride, ndr) era già morto da qualche anno».

Non sembra infastidito dalla diceria.

«Non lo sono. Anzi, mi fa sorridere. A mio fratello Stefano, invece, questa cosa lo faceva imbestialire».

Dove e come nasce questa storia?

«Dove non saprei. Come boh, forse perché somiglio un po’ a Mussolini».

E Porta a porta come nasce?

«Ero a Palermo per seguire il processo Andreotti. Una sera, in albergo, vidi per caso uno spot della Rai che diceva “la seconda serata è… Carmen Lasorella!”. A quel punto vado dalla presidente Moratti e le dico: la Rai mi ha tolto dal Tg, dalla prima serata, da tutto. A questo punto, fate fare qualche seconda serata anche al sottoscritto. Ne diedero tre a Carmen e due a me. Sono passati ventotto anni. Porta a Porta sta ancora là».

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