Il sottosegretario allo Sport intervistato da Libero: «La proposta di Malagò sul Ministero dello Sport permanente? Sì, ma senza smantellare la riforma»
Libero intervista il sottosegretario allo sport, Valentina Vezzali. Le chiedono cosa pensa della proposta del presidente del Coni, Giovanni Malagò, di istituire un Ministero dello Sport permanente.
«Se la richiesta è trasformare l’ufficio del Sottosegretario in Ministro dello Sport ben venga, mantenendo gli stessi ambiti di competenza della riforma del 2018, se l’idea è smantellare la riforma non penso sia corretto. Il nostro compito è risolvere e trovare soluzioni a tutti quelli che in questi Paese praticano Sport, a tutti i livelli, quotidianamente mettendoci impegno e passione per rispondere alle istanze ognuno con la propria competenza definita. Dovremmo tutti insieme impegnarci nel trovare soluzioni e contenuti».
La Vezzali commenta il divario tra le prestazioni olimpiche dell’Italia e la realtà del Paese in ambito sportivo.
«Viviamo in una sorta di doppio binario. Da una parte siamo nella top ten sia del medagliere olimpico e sia di quello paralimpico, dall’altra siamo al quintultimo posto in Europa per praticanti sportivi. Siamo tutti degli sportivi “da divano”, cioè seguiamo tanti sport e ci entusiasmiamo ma dinanzi la tv».
Sul calcio:
«Il suo impatto sull’economia nazionale è dello 0,21% del Pil nazionale. Non possiamo abbandonarlo. Prima di qualsiasi intervento, però, è necessario evidenziare le ragioni più profonde che hanno portato all’attuale stato di emergenza, e non c’entra solo il Covid. Servono riforme: un nuovo piano dei conti da applicare a livello contabile ad hoc perle società sportive, l’impiego di nuovi indici ed indicatori per il monitoraggio dello stato patrimoniale, economico e finanziario dei club, l’inserimento di un tetto salariale da calcolare sulla base dei ricavi e un nuovo sistema sanzionatorio capace di comminare multe, in caso di inosservanza delle norme. Sono solo alcuni degli strumenti necessari per portare il calcio ad essere sostenibile pur rimanendo competitivo».
E parla della sua idea a proposito delle scommesse:
«Il Decreto Dignità ha introdotto dal 2019 il divieto per bookmakers ed operatori del settore di sponsorizzare società professionistiche per combattere la ludopatia. Lodevole sulla carta, ma con scarsi risultati. L’attività di scommesse infatti tra il 2019 e il 2020 è aumentata del 7,5%. Ci hanno rimesso solo le società sportive, gli atleti e l’intero settore calcio, che hanno visto azzerarsi le entrate derivanti da queste sponsorizzazioni. Si potrebbe introdurre piuttosto una Betting Tax, la cui raccolta potrebbe essere reinvestita in progetti non solo per il calcio, ma anche per le altre discipline sportive».