ilNapolista

È finita col rinvio a giudizio per la ciclista che ha denunciato il bullismo nella Nazionale

Maila Andreotti denunciata per diffamazione. «Ho denunciato il cameratismo, che sport è un ambiente che ti fa sentire una merda?»

È finita col rinvio a giudizio per la ciclista che ha denunciato il bullismo nella Nazionale

Nel settembre 2019 la Federciclismo aprì un’indagine sul #MeToo grazie ad un’inchiesta de Il Giornale. La Procura Federale istruì un fascicolo che aveva come oggetto alcune presunte condotte illecite attuate ai danni di atlete tesserate. Dopo un mese, ci fu l’archiviazione. Il motivo? Insufficienza di prove: troppo pochi i testimoni che si erano presentati volontariamente. Il presidente della Federciclicmo, Renato Di Rocco e il ct della Nazionale, Salvoldi, annunciarono addirittura azioni legali contro Maila Andreotti, la ciclista che aveva scoperchiato il calderone in un’intervista a Il Giornale. Era stata lei a denunciare il clima irrespirabile della Nazionale, le vessazioni, il bullismo e gli insulti ripetuti ai danni delle atlete.

Una minaccia diventata realtà. Lo scrive lo stesso quotidiano. Ieri la Procura di Milano ha chiesto ed ottenuto il rinvio a giudizio per la Andreotti.

Il commissario tecnico dell’Italia, Dino Salvoldi, l’ha querelata per diffamazione aggravata. Il pubblico ministero non ha sentito l’esigenza di capire se Maila si fosse inventata tutto o se qualcun’altra delle ragazze del pedale potesse confermare o smentire il suo racconto. Ha chiesto il rinvio a giudizio, e in una manciata di minuti il giudice preliminare ha deciso. L’8 giugno sarà processata“.

Il pubblico ministero che ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio, scrive il quotidiano, è tra l’altro una donna. La Andreotti dichiara:

«Questa è stata raccontata in giro come una sorta di #MeToo del ciclismo. Ma io non sono mai stata molestata sessualmente. Ho visto accadere delle cose, e le ho dette, non ho taciuto. Ma ho parlato soprattutto dell’aria irrespirabile che ho dovuto subire, il bullismo, il cameratismo spinto all’eccesso, il tecnico che ti dà della cicciona, della culona. Sa cosa significa dare della cicciona ogni giorno a una ragazza di sedici anni, nell’età più vulnerabile ai disturbi alimentari? E poi cicciona a una velocista… Non possiamo avere il fisico di Olivia!».

E continua:

«Io nel mondo del ciclismo ho vissuto per anni, è stata la mia vita, ho fatto sacrifici incredibili. Oggi mi chiedo che sport sia un ambiente dove la prima regola è farti sentire una merda. Io non me ne sono andata perché qualcuno mi abbia molestato o perché sia stata costretta. Me ne sono andata perché ho una dignità».

ilnapolista © riproduzione riservata