Nella battaglia tra schieramenti, è l’ora della Lista per Rino. Come se la vittoria a San Siro avesse azzerato la memoria d’una stagione
Lo aspettavano al varco, questo Milan rabberciato. Poveretti, loro manco ne avevano idea, presi com’erano dall’Europa al giovedì e il campionato alla domenica. Ma da queste parti ancora riecheggiava la ferale domanda di Del Piero:
“E se il Napoli le tre trasferte drammatiche le fa bene? Come la mettiamo?”.
Per ora la mettiamo che una di quelle trasferte è saltata, con la Juve se ne riparla il 7 aprile. Un’altra l’abbiamo vinta, a San Siro. La terza è da preveggenza, ma le premesse – il Napoli che batte il Milan, la Roma che perde a Parma – non sono malaccio. Insomma se quella di Del Piero era una provocazione retorica, aveva smosso un sentimento che ora è deflagrato. Tocca farci i conti, e rispondere.
Gli opposti schieramenti, quelli in trincea da mesi, una risposta ce l’avevano prefabbricata. Ed è spuntata a nove colonne – si dice ancora così? – proprio come uno se l’aspettava: il Napoli ha battuto il Milan, ergo “avete visto?”. L’occasione del redde rationem, da consumare espresso, finché caldo, hai visto mai.
E dunque ecco che “Gattuso si prende una rivincita sul presidente De Laurentiis“, colpevole di “avergli sottoposto bozze della proposta di rinnovo del contratto” per poi “coltivare dubbi sul suo operato“.
Ecco l’allenatore che “mette a tacere le critiche che a ragione ma spesso a torto gli sono state rivolte”.
Ecco il racconto agiografico della telefonata presidenziale calata come una voce celestiale sullo spogliatoio azzurro a infondere le giuste motivazioni alla squadra («Tranquilli ce la farete. Siete forti, credeteci»).
Ecco infine l’effetto malandrino, che sarebbe poi l’epitaffio perfetto della gestione Gattuso e della sua narrazione:
“vuoi mettere la soddisfazione di salutare, dopo una pioggia di critiche, con un Napoli in Champions?”
Come se il Napoli in Champions non fosse, ad inizio stagione, la condizione minima per non dirsi del tutto falliti a giugno. Ora è un vezzo d’orgoglio, un colpo d’ala: il quarto posto, tiè, miscredenti.
Esattamente come il 3-1 al Bologna aveva pacificato i tifosi facendogli riscoprire i piccoli piaceri della vita, ora l’1-0 al Milan garantisce il revanscismo per lo più indignato di una fazione sofferente: la critica-non-critica. “Avete visto?”.
Sì, abbiamo visto e ne abbiamo goduto. Il Napoli non ha vinto per caso, o solo perché di fronte aveva una squadra frastornata. Ha vinto da protagonista. Ma non è l’unica realtà intellegibile. Il reset della memoria da pesciolini rossi che sbianchetta quel che è stato finora, è un po’ avvilente.
Se il principio è l’analisi, persino onesta, di fatti di lungo periodo, allora un ottimo risultato – l’1-0 a Milano cambia le prospettive di un campionato fin qui funereo, per il Napoli – non può amnistiare i sei mesi precedenti.
Più che altro, nel 2021, potremmo far pace col fatto che nel calcio non solo vale il risultato, sempre. Ma vale solo l’ultimo risultato. Come una carta che copre il mazzo, ogni volta. Tutto il resto sono sovrastrutture, più propriamente dette “pippe mentali”, che hanno scadenza breve. Hai battuto il Milan, è “il capolavoro di Gattuso”. È l’aneddotica che si fa statistica.
Scopriamo, per esempio, che “recuperata la maggioranza dei titolari e con un calendario più sgombro“, il Napoli “ha sfoggiato di nuovo l’identità di gioco della prima parte della stagione, con la studiata alternanza di palleggio stretto, cambi di fronte improvvisi e utilizzo congruo delle fasce“.
Alla prima occasione, con una settimana intera a disposizione per recuperare, allenarsi, preparare il match successivo, il Napoli ha battuto il Milan. Il quale – ma gli alibi per gli altri non valgono mai – veniva da un 1-1 col Manchester United, e presentava una difesa così conciata: Dalot-Tomori-Gabbia. Tocca ribadire che “il calendario sgombro” non è un’argomentazione accettabile: se giochi ogni tre giorni è perché fai le coppe, che ti sei conquistato a fatica l’anno prima. Il quarto posto che garantirebbe a Gattuso un addio mediatico da trionfatore. Farsi eliminare appositamente non è un’opzione. Avere i sei giorni liberi da impegni internazionali non è cosa di cui farsi belli, anzi. A questo giro, a pagare è stato il Milan. Ma a vincere non è stato il Napoli, ha vinto Gattuso. “Avete visto?”.