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Osimhen titolare con l’Atalanta è l’all-in di Gattuso

Meglio morire con lui che sopravvivere con Petagna. Domani sapremo se sarà stata una mossa disperata o un nuovo inizio

Osimhen titolare con l’Atalanta è l’all-in di Gattuso

Gli deve essere passato l’ultimo anno davanti agli occhi, guardando al 10 febbraio come se fosse la fine di tutto o Capodanno. Gattuso deve aver odiato anche solo l’ipotesi di farsi buttare fuori per consunzione, con la risacca che ti trascina via a peso morto. Prende le carte che ha a disposizione e le butta sul tavolo: all-in. Non c’è passato, non c’è futuro. C’è solo Atalanta-Napoli, e c’è Osimhen titolare.

Novantaquattro giorni, una festa coi soldi che volavano come coriandoli, una spalla malandata e una profilassi da Covid dopo. Il grande acquisto del Napoli 2020/21, che non c’è stato e ora basta: ci sarà. È una buona notizia, o forse è solo una cattiva notizia truccata bene. La riproposizione di una mossa già accennata col Napoli sotto 2-1 a Verona. Una specie di sacrificio offerto agli dei del pallone: entrato al 65esimo, in campo fino al 94esimo, 29 minuti, 5 palloni toccati. E poi di nuovo contro il Genoa: 40 minuti, 7 palloni in tutto.

Per due volte è parso uno spasmo disperato, un tentativo un po’ a vanvera. Riletto analiticamente come decorso post-traumatico: il ragazzo ha bisogno di accumulare minuti. Per tornare in forma. Piano piano. E invece no: è già ora, pronti o no. Come in replica ad un ultimatum – chissà se plateale o solo sottinteso. Gattuso ha deciso di giocarsi la panchina, l’orgoglio e una voce sul curriculum (due finali di Coppa Italia di fila), puntando tutto. Riesumando dal letargo quel talento che doveva cambiare la fisionomia della squadra in un autunno, finir dell’inverno. Andare all’attacco, ora che la difesa è sguarnita: non c’è Manolas, non c’è Koulibaly, sai chi c’è? Osimhen. Tié.

Non più un alibi, ma un valore aggiunto. Una sventata forzatura dovuta alla contingenza, o una testata in faccia al destino. Non è in condizione ottimale? Beh, il Napoli sta peggio di lui. E allora stringiamoci a coorte siam pronti eccetera eccetera. Una cosa così. Fisioterapia dell’anima. Un siero anti-veleno. Gattuso ieri gli ha parlato, ha provato a convincerlo che si può giocare anche con un fastidio. O un dolore.

In premessa Atalanta-Napoli è un posto perfetto per innescare la logica del duello all’ultimo sangue. E’ una linea tirata verso il trionfo o lo scatafascio: l’andata passata in barricata, puntando sul confronto diretto negli ultimi 90 minuti; la sconfitta a Genova. Checché se ne dica, Gattuso scende in campo definitivamente. Persino al netto di un futuro divorzio già scritto. Meglio rischiare il colpo ad effetto con Osimhen che puntare alla consistenza senza guizzi di Petagna.

Osimhen rischia suo malgrado di finire ridotto a simbolo della stagione: una miccia innescata più volte, uno scoppio e poi la fetecchia. A ripetizione. Ad oltranza. Se la teoria delle potenzialità inespresse di questo talentuoso attaccante è giusta, allora ha ragione Gattuso. Ora è il momento di vestire l’espressione ruvida, di riassumere tutta la grammatica marziale dell’uomo “cazzuto” e bluffare in maniera spudorata. Dare un verso alla sua stagione, qualsiasi esso sia.

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