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I 29 tiri del Napoli hanno prodotto appena 3 parate complicate del portiere dello Spezia

Al di là del dato statistico la squadra di Gattuso non ha costruito così tante occasioni nitide. Il Napoli conferma di non avere una chiara direzione

I 29 tiri del Napoli hanno prodotto appena 3 parate complicate del portiere dello Spezia

Il solito Napoli

In questo spazio, proviamo a razionalizzare il racconto calcistico partendo da fatti ed eventi oggettivi. Nello specifico: l’analisi dei dati e delle evidenze tattiche. Napoli-Spezia, da questo punto di vista, è una partita a due facce: è estremamente semplice da spiegare dal punto di vista tattico, ma poi diventa molto complicata quando si devono leggere i numeri. Proprio quei numeri che Gennaro Gattuso, allenatore del Napoli, ha agitato come uno stendardo retorico nelle interviste del postpartita.

Ma partiamo dalla tattica, e come detto faremo velocemente – più velocemente rispetto a quanto avviene di solito in questo spazio. Contro lo Spezia, il Napoli ha confermato l’assetto delle ultime gare: difesa a quattro, doble pivote con Bakayoko e Fabián Ruiz, Zielinski uomo tra le linee alle spalle di un’unica punta. Gli unici cambiamenti sono avvenuti in attacco: Lozano è stato incasellato nello slot più offensivo, con Politano e Insigne schierati ai suoi lati, a piede invertito. In fase difensiva, gli azzurri ripiegavano con il 4-4-2. Lo Spezia ha risposto con un 4-3-3/4-5-1 piuttosto lineare, fondato sulla ricerca del gioco tra le linee in costruzione e sul lavoro spalle alla porta del centravanti Nzola.

In alto, il 4-2-3-1 del Napoli in fase di costruzione: i due centrali difensivi e il doble pivote si scambiano la palla, i due terzini sono molto larghi; Zielinski è sulla linea di Insigne e Politano (non inquadrato). Nel frame in alto, invece, il 4-3-3 puro dello Spezia, con un solo giocatore davanti alla difesa e due mezzali.

Anche contro lo Spezia, Napoli di Gattuso ha confermato i suoi pregi/difetti storici di questa stagione, ovvero l’incapacità di avere un approccio davvero mutevole – nonostante i cambiamenti operati da Gattuso – e la mancanza di continuità nelle prestazioni. Infatti, le modifiche operate rispetto alla gara di Cagliari – Politano per Lozano e Lozano per Petagna – non sono state accompagnate dallo studio di un piano partita che potesse sfruttare le caratteristiche della nuova formazione. In pratica, la squadra azzurra ha cercato di creare azioni offensive sempre nello stesso modo: costruzione bassa, risalita del campo passando per le fasce, ricerca della giocata degli esterni offensivi. In questo modo, è difficile che un giocatore come Lozano possa essere esaltato nel suo pregio più evidente – la capacità di attaccare la profondità.

Allo stesso modo, l’assenza di un attaccante in area di rigore ha reso inutile la ricerca dei cross. Ovvero, una delle soluzioni (inevitabilmente) più ricercate se, come detto, concentri il tuo gioco sulle fasce. I numeri non mentono: il Napoli ha concentrato il 75% del gioco sugli esterni (43% sulla fascia sinistra, 32% su quella destra); i cross nel primo tempo sono stati 12, di cui 5 tentati dal solo Insigne.

Gattuso ha spiegato che la rinuncia a Petagna dal primo minuto era legata alla stanchezza del centravanti ex Spal. Ma, ripetiamo, la sua assenza nel primo tempo si è avvertita, eccome. Il fatto che abbia segnato pochi minuti dopo il suo ingresso in campo, tra l’altro alla terza occasione nitida (prima del tocco vincente su cross di Di Lorenzo, Provedel ha respinto 2 sue conclusioni) rende ancora più inspiegabile questa scelta. Al netto, ovviamente, della stanchezza di cui ha parlato Gattuso.

La leggenda dei 30 tiri

In realtà, come detto, l’analisi tattica di Napoli-Spezia finisce qui. Perché l’ingresso di Petagna ha reso (leggermente) più sensato il gioco offensivo del Napoli, e infatti – come detto – è arrivato il gol del vantaggio. Poi, però, lo Spezia ha pareggiato con un rigore concesso per un fallo (ingenuo, inutile) di Fabián Ruiz e poi ha raddoppiato con una punizione buttata letteralmente in avanti, e su cui i difensori del Napoli (Maksimovic, Mário Rui e poi Di Lorenzo) hanno giocato alle belle statuine. In mezzo ai due gol dello Spezia è arrivata l’espulsione di Ismaili, che ha portato la squadra di Italiano a schiacciarsi ancora di più verso la sua area di rigore. Per il Napoli, incapace di creare occasioni pulite senza passare dal possesso palla ricercato, è quindi diventato ancora più difficile trovare spazi nella trequarti avversaria.

Ed è da qui che partiamo per parlare dei numeri di Napoli-Spezia. Sì, perché i famosi 30 tiri citati da Gattuso nelle interviste del postpartita sono un dato reale (per la precisione, le conclusioni tentate dagli azzurri sono 29). Ma si tratta di una cifra bruta che deve essere scomposta, contestualizzata, analizzata in profondità. E così finisce per demistificarsi.

Di questi 29 tiri verso la porta dello Spezia, infatti, 11 sono stati respinti da giocatori di movimento in maglia bianca. Di quelli che restano, 10 sono entrati nello specchio, e solo 3 sono stati sventati da Provedel con un intervento davvero complicato. Ricordiamo quali sono: quello Insigne, dopo il pressing vincente di Lozano sul portiere avversario, al decimo minuto; ancora uno di Insigne, quello a giro col destro al 36esimo del primo tempo, deviato in angolo da Provedel;  quello di Petagna pochi secondi dopo il suo ingresso in campo. Poi c’è stato il gol di Petagna e soprattutto tante, tantissime conclusioni sbagliate. Precisamente sono 8, tutte scoccate dall’interno dell’area di rigore.

Tutti i tiri tentati dal Napoli nella gara contro lo Spezia

I tiri sbagliati si dividono in due gruppi: quelli dovuti al coefficiente di difficoltà della soluzione tentata – che a sua volta dipende dal contesto in cui la conclusione viene effettuata, cioè dalla distanza dalla porta, dalla pressione degli avversari, ecc. – e quelli dovuti all’imprecisione degli attaccanti.

Scorporando il dato relativo a Napoli-Spezia, scopriamo che la squadra di Gattuso non ha costruito così tante occasioni veramente chiare, nitide: la deviazione ciccata da Insigne su assist di Lozano, dopo pochi secondi; la sforbiciata dello stesso Insigne dopo la prima parata di Provedel, nel primo tempo; il tiro di Politano al termine di un’azione personale, sempre nel primo tempo; la conclusione di Elmas, su sponda di Petagna, all’88esimo minuto. Più le già citate parate di Provedel, tutte importanti ma nessuna impossibile o miracolosa. Tutti gli altri errori vanno ricondotti, addebitati, alla scarsa freddezza, lucidità, precisione, da parte degli attaccanti del Napoli. Quindi alla mancanza di doti necessarie per vincere una gara sportiva.

Il Napoli a ondate

Un altro fattore da tener conto, e che lega i dati sui tiri all’analisi tattica della partita, è quello del tempo. Nei primi 20′ di partita, il Napoli ha tentato 11 volte la conclusione. E 4 di queste sono entrate nello specchio della porta. In effetti, l’avvio della squadra di Gattuso è stato positivo, il ritmo alto aveva condotto gli azzurri alla conclusione in diverse occasioni; poi col passare dei minuti l’intensità che determina la qualità del possesso – ovvero il parametro che aveva fatto la differenza, in positivo, a Cagliari – si è abbassata, e allora il Napoli ha faticato a creare occasioni nitide. In tutto il resto del primo tempo, gli uomini di Gattuso hanno tirato solo 4 volte verso la porta di Provedel.

Nella ripresa, poi, l’ingresso di Petagna ha dato un impulso offensivo significativo (6 tentativi tra il 50′ e il 60′, tra cui il gol). Dopo questo breve segmento, il Napoli è però scomparso, o quasi: 8 conclusioni tentate fino al 90esimo, di cui una sola nello specchio della porta – tra l’altro, sempre a opera di Petagna, che però sulla sua strada ha trovato la parata di Provedel. Insomma, gli azzurri non sono riusciti a migliorare la qualità delle proprie manovre offensive nonostante lo Spezia fosse rimasto in dieci.

Analizzando questi dati, riscontriamo diversi elementi. Il primo è quello evidenziato anche da Gattuso nel postpartita: la fragilità mentale. Dopo il rigore realizzato da N’Zola, il Napoli si è infatti squagliato completamente. La seconda evidenza ci riporta a temi più tattici: è chiaro ormai che la squadra di Gattuso vive e si può esprimersi bene in relazione alla capacità di tenere alta l’intensità del possesso – quindi la frequenza, ma anche la precisione, del gioco offensivo. Ma questo è un problema, specie in una stagione come questa, con un calendario così compresso. Superato lo sprint iniziale, infatti, la seconda ondata di occasioni si è manifestata solo dopo l’ingresso di Petagna. Quindi dopo un cambio tattico. Gli ultimi attacchi pericolosi sono arrivati proprio alla fine, quando l’ingresso di Llorente ha ampliato ancora le opportunità del Napoli.

Senza Llorente in campo, quale altro giocatore del Napoli avrebbe potuto tenere quel pallone?

Il Napoli è una squadra che vive di folate. Quelle dei suoi (ottimi) giocatori, quando sono in forma, ispirati, determinati, e quindi riescono a creare manovre veloci, ficcanti, efficaci – come a Cagliari. Altri momenti di buona e proficua pressione offensiva sono quelli in cui Gattuso cambia qualcosa, nella formazione iniziale e/o a gara in corso, e allora le difese avversarie devono adattarsi a nuovi meccanismi offensivi.

Per il resto, però, il Napoli è una squadra tatticamente piatta. Che non va oltre pochi concetti ripetuti a ciclo continuo, concetti tra l’altro non aderenti ad alcuni giocatori in rosa. Anche contro lo Spezia, per esempio, abbiamo visto le difficoltà e/o la lentezza di Manolas, Maksimovic e Bakayoko nella costruzione bassa. La lunga assenza di Osimhen ha tolto a Gattuso la possibilità di insistere sulla creazione di un modello di gioco iper-verticale, diretto, questo va detto. Ma non è, non può essere una giustificazione per lunghi tratti di diverse partite durante i quali il Napoli non riesce a costruire azioni veramente pericolose.

Conclusioni

Dal punto di vista statistico, la gara contro lo Spezia rappresenta un’enorme anomalia (secondo il modello dei gol attesi, il Napoli avrebbe dovuto vincere la gara per 4-2, considerando i 4.10 xg prodotti e gli 1.94 dalla squadra di Italiano), ma la realtà è che gli uomini di Gattuso giocano sempre così. Cioè, non hanno la possibilità, né tantomeno gli strumenti, per andare oltre ciò che sono. Ciò che vivono in dati momenti di date partite. E se con lo Spezia è stata solo (?!) imprecisione e sfortuna, contro Lazio, Inter, Milan e Sassuolo i problemi sono stati altri.

Questa serie di mancanze è dovuta alla dimensione tecnica dei giocatori, ma anche all’assenza di un sistema tattico chiaro, logico e riconoscibile che possa moltiplicare, piuttosto che sommare semplicemente, le loro qualità. Si tratta di una colpa da addebitare all’allenatore, certo. Ma in questa rubrica abbiamo spesso raccontato le difficoltà di Gattuso, dovute alle assenze ma anche al fatto che la rosa del Napoli è costruita in modo incoerente, senza una linea tecnico-tattica precisa.

Ripetiamo: la partita con lo Spezia è stata e resterà un caso statistico isolato. Ma il suo andamento tattico e di episodi si ripeterà in molte altre occasioni. Perché il Napoli è una squadra di qualità che, però, è assemblata troppo male, e guidata senza una chiara direzione, perché questa qualità possa incastrarsi e manifestarsi appieno. E allora può vincere contro chiunque, ma anche perdere contro chiunque. È e sarà in balia dei momenti, del caso, da ciò che gli allenatori vorrebbero/dovrebbero governare attraverso il loro lavoro.

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