Esce su Discovery+ il primo documentario sulla sua morte, che analizza il suo rapporto e le sue dipendenze con medici e medicinali
Domani su Discovery+, esce “Maradona, Morte di un Campione”. Dopo tanti documentari sulla sua vita, questo è il primo sulla sua morte.
Più che altro, si tratta di un viaggio nelle dipendenze che lo hanno perseguitato per tutta la vita, fino alla morte. E che sottolinea un aspetto poco esplorato: Diego prima ancora che dalle droghe era dipendente dai farmaci. Dalle iniezioni di cortisone e antidolorifici per tenerlo in campo, a quelli per bilanciare e tenere a freno gli abusi di cocaina, alcol e cibo fino alle pillole che assumeva per combattere la depressione ed i forti dolori dell’ultimo periodo.
“Il documentario – si legge nel comunicato stampa che ne accompagna l’uscita in streaming – parte dalla sua storia in campo indagando sui farmaci che gli sono stati somministrati ufficialmente e quelli che lui stesso ha scelto di prendere per stare meglio. Partendo dagli eventi che hanno segnato la sua carriera di giocatore e attraverso le interviste con i medici che lo hanno seguito e le persone a lui più vicine costruiremo un quadro clinico del calciatore più costoso del mondo”.
“Uno studio sulla personalità di Maradona aiuterà gli spettatori a capire cosa lo spingeva a fare affidamento sui farmaci, cosa probabilmente lo portava a non poterne più fare a meno. Dal momento in cui il suo talento calcistico è stato riconosciuto per la prima volta quando aveva 11 anni, Maradona è stato assistito dai medici della sua squadra che cercavano di creare un personaggio”.
“All’età di 40 anni, dopo un terribile attacco di cuore indotto dalla droga era riuscito a smettere di fare uso di cocaina grazie anche all’aiuto di Fidel Castro. Per due volte nella sua vita si è sottoposto a chirurgia bariatrica per combattere l’obesità, ha sofferto per tanti anni di artrite e la depressione è stata sua compagna per tanto tempo”.
Fra le persone coinvolte nella storia ci sono Jon Smith, agente di Maradona fra il 1986 e il 1991, Jimmy Burns, che ha pubblicato la sua biografia “The Hand of God”, Dan Abrahams, psicologo sportivo che ha tracciato un profilo del calciatore rispetto al suo stato mentale in relazione all’uso costante di droghe. E poi Atholl Johnston, Professore di Farmacologia Clinica all’Imperial College, e il dottor Luis Pintos, medico della squadra quando Maradona aveva 21 anni. Fino a Fernando Signorini, il personal trainer di Diego Maradona dal 1983 al 1994 e il dottor Alfredo Cahe, medico personale del Pibe per ben 30 anni.