ilNapolista

Egonu: «L’inno di Mameli ci porta in battaglia. Giusto chiedere a noi atleti olimpici di vaccinarci»

Al Corsera sul rischio (scampato) di partecipare alle Olimpiadi senza inno né bandiera: «Sull’ultima strofa, con l’urlo, buttiamo fuori tutta la tensione»

Egonu: «L’inno di Mameli ci porta in battaglia. Giusto chiedere a noi atleti olimpici di vaccinarci»

Il Corriere della Sera intervista la pallavolista Paola Egonu sul rischio che ha corso l’Italia di partecipare alle Olimpiadi di Tokyo senza inno né bandiera.

«Ma ci pensa se fossimo dovute andare senza simboli? Giocare in bianco, sotto una bandiera neutra, senza essere riconosciute… No, sarebbe stato troppo triste».

«La maglia dell’Italia fa sentire la responsabilità, ma lo dico in senso positivo. Io lavoro anche per tutte le ragazze che sognano di essere al mio posto».

«L’Inno è una parte preziosa della nostra preparazione mentale prima del match. Stiamo in fila, ci teniamo per mano, scendiamo in campo e ci allineiamo. Parte la musica. Sull’ultima strofa, con l’urlo, buttiamo fuori tutta la tensione. Da quel punto è tutto fuoco: si va in battaglia».

«Ogni volta che esce una notizia nuova, i casi Covid che crescono a Tokyo, il Giappone che chiude le frontiere, sobbalzo. Ci andremo? Non ci andremo?».

A proposito dei vaccini agli atleti che parteciperanno alle Olimpiadi.

«Penso sia corretto chiederci di farlo per non vivere la preoccupazione del virus, a Tokyo, 24 ore su 24. È l’unico modo di proteggersi. Di più: è necessario».

ilnapolista © riproduzione riservata