ilNapolista

Pacileo: “il 3,5 a Maradona? Il mio incarico professionale era scrivere del Napoli calcio”

Un articolo del grande giornalista scomparso, tratto da libro “L’oro del Pibe”: «a me i voti di stima stanno sui gabbasisi»

Pacileo: “il 3,5 a Maradona? Il mio incarico professionale era scrivere del Napoli calcio”

Stamattina sul Napolista ci siamo chiesti quale sarebbe stata la reazione oggi al 3,5 di Pacileo a Maradona. Oggi che è richiesto un giornalismo esclusivamente fazioso. E Luca Maurelli e Giuseppe Pedersoli, autori del libro “L’oro del Pibe” – la bufala di Maradona evasore fiscale – hanno concesso al Napolista la possibilità di pubblicare un articolo (contenuto nel libro) in cui Pacileo raccontava di quel celebre 3,5 in pagella. L’incipit di Pacileo fa riferimento alle accuse di un pentito, poi smentito dalle inchieste, secondo cui Maradona aveva chiesto alla camorra di ammazzarlo per vendetta.

Dopo tanti anni vengo a sapere che Diego Armando Maradona mi voleva morto. Cos’e pazze! Simpatico non gli ero, su questo non ci piove. All’inizio, tutto normale, lui in campo a far vedere quanto valeva, e quanto valeva! mentre il sottoscritto lo contemplava, estasiato come qualunque appassionato del bel calcio. Il sottoscritto viene ancor oggi additato come “quello che mise 3 a Maradona”. Per la precisione fu 3,5, così composto: 2 punti per esser sceso in campo – tariffa unica – 1 punto per l’azione e il traversone col quale favorì il gol di Corradini (1-2) e mezzo punto per aver trasformato il rigore del 2-2. Stadio Friuli, gennaio 1990. Altro d’apprezzabile nei 90′ e passa Maradona non aveva esibito, e a me i voti di stima stanno sui gabbasisi (cfr. Il commissario Montalbano). Vogliamo però ricordare i 9, e addirittura un 10, che gli avevo messo in pagella prima che si rompessero le giarretelle? Prima che facesse passi giganteschi sulla via dell’autodistruizone a coca e whisky, insomma prima che buttasse nel cesso il talento che d’un ragazzotto qualunque nato nella periferia di Baires aveva fatto un uomo famoso, ricco, adorato dalle folle?

Talvolta per ischerzo m’è capitato di spiegare che Diego Armando era un fenomeno di natura perché portava tutta la materia grigia sotto il ginocchio  sinistro, che “a capa ‘a teneva pe sparter’e rrecchie”. Di fatto, non avrebbe potuto campare in maniera più irresponsabile, ignorando quanti cercavano di fargli capire certe cose. Perfino io, qualche mese dopo il suo arrivo a Napoli, volli metterlo sull’avviso. Ricordavo ciò che mi avevano raccontato della sua permanenza a Barcellona fino a giugno dell’84. Sta’ attento a capire chi ti è amico e chi vuole sfruttar la tua amicizia! Napoli è una città bella ma bisogna prima di tutto conoscerla bene! Era venuto in visita al giornale, non vi dico che bolgia diventò la tipografia… Poi salimmo nella mia stanza e dopo il discorsetto ne uscì camminando all’indietro e ringraziando. Parole che entrarono in un orecchio e uscirono dall’altro (vedi teoria sopra enunciata).

Non potevo, dunque, essergli simpatico, mentre lui sempre più spesso mi esasperava: un teologo direbbe forse che sputare sul proprio talento è peccato contro lo Spirito Santo, io mi limitavo a dargli addosso perché il mio incarico professionale era scrivere del Napoli calcio e i suoi comportamenti nella vita privata non mi avrebbero fatto né caldo né freddo se le conseguenze non si fossero viste sul campo. Se sono un chirurgo, non posso diventare nella mia vita privata un alcolizzato e pretendere di continuare ad operare. Un celebre (e superpagato) cantante non ci sta con la testa se va in giro a prendersi infreddature. Dico bene o dico sciocco?

Con tutto ciò, non crederò mai che Maradona avesse commissionato il mio assassinio. Né il mio né quello di chiunque altro. Tièche al più poteva affrontarmi (e lo fece) per comunicarmi che dei miei giudizi se ne faceva un baffo, che dovevo vergognarmi d’aver scritto che doveva vergognarsi lui. Dopo di che appallottolò il foglio che conteneva le mie nequizie e me lo tirò addosso, senza neppure colpirmi. Tutto lì, manco la mossa di zomparmi addosso, manco una sapiente pedata col sinistro! Maradona di nemici ne aveva uno soltanto, che si chiamata Diego Armando: gli auguro d’averlo sconfitto o di riuscire un giorno a farlo. Quattro parole: incosciente sì delinquente no.
Giuseppe Pacileo

ilnapolista © riproduzione riservata