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La mancata rivoluzione dopo i 91 punti ha condannato il Napoli a una lunga subalternità

POSTA NAPOLISTA – Il post-Inter-Napoli poteva essere lo spunto per una riflessione autocritica, invece è stato vissuto come l’ennesimo scippo subito

La mancata rivoluzione dopo i 91 punti ha condannato il Napoli a una lunga subalternità
Il Napoli ha trovato la sua ennesima Caporetto da aggiungere all’elenco dei fallimenti azzurri e societari. L’ennesimo luogo dell’anima dove espiare i propri peccati, raccogliere i cocci e magari riuscire a vincere la guerra. Nulla di tutto ciò accadrà in casa Napoli ed a Napoli. Società, squadra ed (ovviamente) tifoseria hanno accolto come il solito scippo la partita di mercoledì. Come se un rigore netto, ed un “va a ca(G)are” all’arbitro fossero peccati veniali da assolvere con un dolce buffetto, sottacendo invece sulle nequizie di cui la squadra di macchia. In più si aggiunga l’infortunio a Mertens coperta di linus del tecnico e dei tifosi orfani del Komandante.
Superfluo aspettarsi qualcosa di diverso in futuro da Insigne. All’alba dei 30 anni il capitano non ha dentro di se l’interruttore per diventare uomo squadra, condottiero e saggio. Chiedere scusa alla squadra dopo aver fatto il danno è ancora peggio. Ma nel caso il peggio non fosse ancora arrivato, ecco le parole di Gattuso che riporta le lancette dell’orologio almeno di 25 anni, sostenendo che gli arbitri debbano capire il momento della gara, cosa parzialmente vera. Ma se il guaio è fatto in maniera tanto spudorata e palese sarebbe delittuoso non tenerne conto. Su questo punto si è già scatenata una ridda di commenti e considerazioni ridicole, come solo la tifoseria azzurra riesce a partorire.
Arrivare a conquistare la pole con una Fiat Uno turbo (come ha scritto argutamente Raniero Virgilio) è impossibile. Ma evidentemente a questa piazza e a questa tifoseria piace essere una fiat uno, mediocre, ma felice della propria mediocrità, orgogliosa dei propri pregi (pochi) e dei propri difetti (tanti). Si è forse più felici a veder gli altri vincere, partecipando in maniera quasi irrilevante? Ma sulle vittorie ovviamente il tifoso non può incidere, sebbene creda il contrario. Sul mancato miglioramento generale è ovviamente responsabile la società che non ha mai voluto, oppure non è mai riuscita, a fare quell’ultimo passo che ti renda autorevole e credibile a livello nazionale ed europeo. Ed anzi ha aggravato la propria posizione, all’interno della comunità calcistica, violando il patto di solidarietà per esorcizzare il blocco del campionato.
Con le premesse settembrine post Napoli Genoa e con i reiterati comportamenti societari in campo e fuori dal campo il Napoli di fatto ha rinunziato alla corsa scudetto prima ancora di cominciare, tanto è vero che i rigori assegnati sono come i trofei dell’era Sarri. Il timore è che si rimanga a fare un’opposizione in maniera ancor più scomoda una volta fuori dal periodo pandemico. Gli errori di oggi nascono dopo i 91 punti. All’epoca la squadra avrebbe dovuto essere smantellata e ricostruita da capo. Ma il romantico De Laurentiis ha preferito trattenere e rinnovare, condannando di fatto la squadra ad anni lunghi di subalternità. Cosa a cui la piazza è abituata.
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